sabato 6 giugno 2009

La speranza di Milk

Giulia

Ho parlato su Abbracci e popcorn del film Milk. Mi ha colpito quest'uomo che pur nella sua fragilità ha saputo trovare la forza di reagire ed un giorno ha cominciato a lottare per i diritti degli omosessuali, ma non solo. Mi ha colpito perchè l'ho visto in un momento in cui tutti noi sembriamo non credere più in nulla. Mi ha colpito perchè la parola che più usava era la parola "speranza".
Lo so che la speranza non basta, diceva, ma senza speranza non si può vivere.
Forse bisogna riappropriarsi di questa parola che è stata svuotata di significato. Pronunciare questa parola deve essere l'inizio di un impegno, deve essere un inizio scandito da fatti, anche piccoli, ma che abbiano una direzione, segnino un percorso a cui essere fedeli. La speranza non deve aver niente a che fare con l'illusione, la speranza è forza.
Penso anche alla responsabilità che deve sentire dentro di sé chiunque susciti questo stato d'animo negli altri.
Diffidiamo di questa parola perchè è una parola "abusata", di cui troppi si sono serviti per ingabbiarla e seppellirla.
Speranza è, invece, la parola del risveglio, uno straordinario istante in cui sembra che qualcosa, almeno qualcosa sia possibile, in cui intravediamo anche se fievole una luce. Quella luce che ha il colore dell'alba, tenue e calda.
E' il risveglio del pensiero, il risveglio della voglia di agire, di essere "con", di costruire quel che è possibile guardando verso ciò che ancora non sembra possibile, al di là di quel confine che ci è sempre sembrato una barriera invalicabile. Quante volte l'uomo ha costruito muri, quante volte però li ha abbattuti.
E' quel "noi possiamo", lo slogan con cui ha iniziato il suo mandato Obama. Uno slogan appunto che deve come tale tradursi in fatti, tanti piccoli fatti ripetuti ogni giorno nel nostro piccolo, ma sconfinato mondo.
Noi possiamo, io posso fare... ed elencare tante piccole azioni concrete, vere che vadano verso ciò in cui ciascuno di noi crede.
La speranza è apertura al “possibile”, la speranza attiva, mette in movimento, il tempo che abbiamo davanti si apre alla realizzazione di progetti che costruiamo forgiandoli sulla nostra realtà e non modellandoli su stampi già precostituiti e come tali mai raggiungibili.
La speranza è la parola del risveglio da un lungo sonno che addormenta la coscienza.
Milk è stato ucciso e temeva che ciò sarebbe successo. Per questo diceva: "Se una pallottola mi trapasserà il cervello che serva a distruggere ogni muro dietro cui ci nascondiamo, io chiedo che il movimento continui, perchè non è questione di guadagno personale, non è questione di individualismo e non è questione di potere: è questione dei "noi" là fuori e non solo i gay, ma i neri, gli asiatici e gli anziani e i disabili, "i noi". Senza la speranza i noi si arrendono, so che non si può vivere solo di speranza ma senza la speranza la vita non vale la pena di essere vissuta. E quindi tu, e tu, e tu dovete dar loro la speranza, dovete dar loro la speranza".

Grazie a Solimano che mi ha inserito queste tre bellissime immagini.


11 commenti:

annarita ha detto...

È stato un percorso lungo e difficile, che ha portato un uomo come Obama ai vertici del paese. Tra i molti difetti che hanno, almeno in una cosa gli americani ci danno una lezione. La sincerità. Clinton ha perso la fiducia dei suoi connazionali non per ciò che aveva fatto con la bella e disinibita Monica, ma per averlo negato. A noi, giorno dopo giorno, scivolano sempre più addosso le bugie e le meschinità del capo del governo. Hai ragione, Giulia, la speranza deve continuare a essere una nostra priorità. Ne va della sopravvivenza delle nostre idee e dei nostri sentimenti. Un bacione, Annarita.

Silvia ha detto...

Hai fatto bene a ricordarlo anche qui:) Soprattutto in questo momento in cui abbiamo bisogno di sperare di cambiare qualcosa.

Amfortas ha detto...

Sono appena tornato dal seggio elettorale, quindi il post mi ha colpito particolarmente.
Io sapevo già per chi votare, ma per esclusione e non per scelta realmente consapevole.
Bah, forse un giorno avremo un Obama pure noi, ma io ne dubito.
Ciao.

Habanera ha detto...

Giulia, non ho ancora avuto il tempo di leggere il tuo post su Abbracci ma lo farò al più presto.
Intanto voglio dirti che condivido ogni parola che hai scritto qui.
Un bacione
H.

sabrinamanca ha detto...

Credo che la speranza sia cio' che ci fa vivere la vita, più che l'istinto della conservazione ed ecco perché chi é di-sperato pensa al suicidio. La speranza é il soffio vitale, ne sono certa.
Grazie Giulia della tua sensibilità.
Un abbraccio

Solimano ha detto...

Giulia, le tre immagini sono tratte da dipinti del grande pittore Caspar Gavid Friedrich e mi sono parse appropriate al tuo post in cui la speranza non è una via di fuga dal presente ma un atteggiamento per affrontarlo meglio.
Riguardo alla virtù della speranza io sono critico, soprattutto perché mi hanno convinto le argomentazioni del buddismo zen, per cui la prima e fondamentale cosa è la piena aderenza al momento che si vive, perché solo nel presente si può cambiare, non futurizzando. Non a caso, il buddismo zen era la forma buddistica preferita dai samurai. I loro problemi erano due: evitare di essere distratti dalla concentrazione che era necessaria se volevano salvare la propria vita in battaglia e, paradossalmente, non avere paura della morte. Forma buddistica, non religione, perché lo zen non è una religione (non esiste un dio personale) ma una meditazione e un atteggiamento.

Mettiamola sul piano politico, visto che ieri od oggi abbiamo votato: a che serve tutto il lagno diffuso riguardo Berlusconi e riguardo la sinistra? Sì, a che serve, se non è accompagnato da una operitività magari piccola ma lucida? Capire quello che è successo e che continua a succedere ed operare negli spazi e con le modalità efficaci, che esistono e che possiamo utilizzare.
In questo sono attulmente fiducioso, anche se sono andato a votare con fatica e ho sbrigato l'incombenza il più rapidamente possibile. Ma ne parleremo.
Quello di cui non ci vogliamo rendere conto è che organizzazione mentale prima che materiale, che attenzione all'efficacia ed al ritorno delle azioni che si compiono è necessaria per ottenere quello che ottenne Milk e quello che è riuscito a fare Obama. Il dialogo televisivo fra Veltroni e Zucconi è stato illuminante: Veltroni non ha né capito né intuito quello che aveva appena detto Zucconi sulle modalità che aveva usato Obama. E gli altri... l'hanno capito ancor meno di Veltroni! Io ho votato PD, ma ai seggi elettorali non era presente nessuno del PD né del Pdl, ma c'erano dieci persone della Lega.

grazie Giulia e saludos
Solimano

giulia ha detto...

cara Annarita, io credo che non ci possiamo aspettare molto dai politici del momento. Quando parlo di speranza, parlo del nostro risveglio: tante piccole mosse possono fare la differenza. Dobbiamo quindi riprendere quota.

Silvia cara, davvero Milk è una bella lezione di storia e di modo di fare politica. Grazie

Amfortas anche io ho votato per esclusione e non mi aspetto nulla dalle elezioni. Un abbraccio

Grazie, Habanera e Sabrina.

Caro Solimano,cito una tua frase: parli del "lagno diffuso" contro B. e dici: "Sì, a che serve, se non è accompagnato da una operitività magari piccola ma lucida".
Sono molto d'accordo con te. Abbiamo bisogno tutti di diventare più operativi e nel modo più lucido possibili. Spero che nel modo con cui io intendo la speranza questo sia trapelato.
Tu dici che la speranza "non è una via di fuga dal presente" e sono d'accordo, io parlo di "risveglio", di un momento in cui si riprende "forza". A volte appariamo "disanimati" schiacciati da quello che ci succede intorno e non ci rendiamo conto che là dove c'è "il nostro piede" non può essercene un altro a meno che qualcuno non tenti di schiacciarmelo.
E in quel piccolo spazio dove siamo possiamo fare qualcosa e intanto guardarci intorno se c'è qualcun altro che può farlo con me.
Detto questo anche io provo a volte questo senso di impotenza che ci ancora o ci deprime.
E sono d'accordo che in questo senso il presente in questo senso acquista importanza, il futuro però ci dà la prospettiva, la direzione anche se sempre provvisoria.

zena ha detto...

Ti leggo ora, cara Giulia.
E sento tutta la umana nobiltà che affidi alla parola 'speranza'.
A casa mia 'giocavo' sull'idea di lasciar riposare la speranza almeno un giorno alla settimana, perchè ritengo che alimentare questo sentimento sia una delle pratiche quotidiane più impegnative, quando gli universi sembrano irritati, i mondi tutti sulle spalle a fare cumulo.
Eppure la si alimenta perchè la speranza della speranza è una specie di lanternino nel bosco, o meglio è indizio di resistenza.
Resta incerto il ramo cui appendere questo lanternino: oggi, ad esempio, ho votato più per disperazione che per speranza...
Un abbraccio
z.

Silvia ha detto...

Mi piace citare a smuzzo questa frase: E' quando il gioco si fa duro, che i duri cominciano a giocare.
Non mollare mai, o almeno provarci. Anche con disperazione.
E ora vado a guardare un po' di exit pool, sono masochista.

Anonimo ha detto...

Le tue parole, cara Zena, vanno sempre al cuore e lo cullano. E' un bel gioco quello di far "riposare" ogni tanto la speranza. E' vero fa bene, ma a volte fa male, soprattutto quando manca il ramo in cui appendere il suo lumicino.
E in questo momento non ci sono che rami poco robusti.
Abbiamo votato forse tutti noi per disperazione. Baci.

Grazie Silvia, grazie davvero

Giulia

Barbara Cerquetti ha detto...

Sì, a volte però bisogna ricordarselo e farlo più come un atto di volontà che come vera speranza.
E' come dire: sono stanco e disilluso, ma siccome credo nella speranza ancora mi impegno. Ma non è la stessa cosa di una immediatezza spontanea e fiduciosa.
Non so cosa può capitare che ci ridia questa immediatezza di cui parlo, io un'idea ce l'avrei, ma me la tengo per me ;-)