giovedì 21 maggio 2009

Alla ricerca dell'arte perduta (16)

Solimano


Il 12 febbraio 1755, un incendio distrusse a Fonthill la casa di campagna di un importante personaggio: William Beckford, che nella sua carriera fu anche sindaco di Londra. In quell'incendio bruciarono le sei tele dalla prima serie di William Hogarth: La carriera della cortigiana. Altre tre serie di William Hogarth fortunatamente esistono ancora, tutte a Londra: La carriera del libertino e La campagna elettorale al Soane's Museum e Il matrimonio alla moda alla National Gallery.

William Beckford aveva acquistato i quadri de La carriera della cortigiana ad un'asta organizzata da Hogarth dieci anni prima, esattamente il 28 febbraio 1745. Beckford spese per tutti i sei quadri 88 sterline e 4 scellini. Quattro soldi, se si considera che la prima tiratura delle incisioni tratte dai dipinti (che Hogarth aveva eseguito nel 1731) fruttò 1260 sterline. William Hogarth (1699-1764) prima dipingeva i quadri, poi ne traeva delle incisioni che gli davano un consistente guadagno. Quello che mi suona strano è che bisogno avesse Hogarth di fare piccola cassa vendendo i dipinti. Può darsi che questa vendita fosse un'operazione intelligente, perché un personaggio come Beckford era meglio averlo come amico. Difatti, sempre nell'asta del 28 febbraio 1745, Beckford comprò anche gli otto quadri della serie de La carriera del libertino, pagando 184 sterline e 8 scellini, quindi il doppio rispetto a La carriera della cortigiana. Molto di meno di quanto spese sir John Soane nel 1802 per acquistare La carriera del libertino: 598 sterline e 10 scellini. Le quotazioni dei quadri di Hogarth erano sensibilmente salite...
Quindi, de La carriera della cortigiana non abbiamo i dipinti, però abbiamo le incisioni. Qui inserisco tre particolari da incisioni a cui si possono dare i seguenti titoli: L'arrivo a Londra, Il litigio e L'arresto.

Ne L'arrivo a Londra, Hackabout (che forse nella vita reale si chiamava Kate), una ingenua ragazza di campagna, è accolta dalla ruffiana Needham, che con i nei sul viso copre i segni di una malattia venerea.
Ne Il litigio, Hackabout è la mantenuta di un ricco ebreo, che sta bevendo il tè. Hackebout rovescia il tavolino in modo da distrarre il protettore, perché un suo giovane amante sta scappando, aiutato dalla cameriera.
Ne L'arresto, Hackabout è ormai una prostituta che vive in una stamberga, l'orologio l'ha sicuramente rubato ad un cliente e una serva priva di naso (anche qui, un'allusione alle malattie veneree) le sta versando il tè. Sta arrivando la polizia per portare la Hackabout in prigione.
Gli altri tre quadri possono titolarsi La prigione, La morte ed Il funerale. Al di là dei titoli moraleggianti, le incisioni sono caratterizzate dalla tipica vivacità realistica di Hogarth. Quasi sempre i personaggi rappresentati sono persone della Londra di allora, anche Hackabout e Needham. E' stato osservato che ci potrebbe essere un gioco di parole: hack sta per "carrozza a noleggio" ed about per "passeggiare per le strade".
In chiusura, inserisco una immagine totale della prima incisione, L'arrivo a Londra. Per gustare al meglio i particolari (compresa l'oca, che somiglia un po' alla giovane Hackabout), è meglio ampliare le immagini.


5 commenti:

annarita ha detto...

È lo stesso Beckford che peregrinava per l'Europa a causa degli scandali omosessuali in cui si era trovato convolto e che ci ha lasciato il magnifico romanzo gotico Vathek?
Queste incisioni sono molto belle, ma terribilmente più deprimenti dei quadri. La verità è brutale. Grazie per la passeggiata artistica e salutissimi.
Annarita.

Solimano ha detto...

Quello che dici tu, Annarita, era il figlio, William Thomas Beckford, nato nel 1760. Il padre (il mecenate di Hogarth)gli lasciò un milione di sterline che il figlio riuscì a mangiarsi quasi completamente nella sua lunga vita (morì nel 1844). Ma oltre al romanzo Vathek, gli si deve anche il castello neogotico di Fonthill (Fonthill Abbey), disegnato per lui da James Wyatt.
Culturalmente un gran bel giro, riuscirono ad acquisire la biblioteca di Edward Gibbon.
Riguardo ad Hogarth, lo ammiro tanto, non solo per lo stile pittorico, ma per la modernità con cui tratta anche questi temi. L'Inghilterra del Settecento una sua rivoluzione l'aveva già fatta. Due grandi italiani: lo scrittore Giuseppe Baretti e il pittore Giuseppe Maria Crespi erano molto stimati ed apprezzati a Londra. La serie sulla cantante di Giuseppe Maria Crespi finì in Inghilterra prima di sparire, me ne metterò in caccia. Hai presente la cercatrice di pulci? Era la cantante del Crespi. Fra cantanti e prostitute il confine c'era per modo di dire...

grazie Annarita e saludos
Solimano

Habanera ha detto...

Solimano, io di William Hogarth non conoscevo nulla finchè non hai parlato del suo quadro "La taverna" nel post I nostri occhi prima sul Nonblog.
Appartiene, se non ricordo male alla serie "La carriera del libertino" e me lo sono studiato attentamente come ci suggerivi. Non so se visto dal vero quel quadro mi piacerebbe molto, poco o niente, ma sono già innamorata invece delle incisioni che hai messo qui. Ho una vera passione per le incisioni, vai a capire perchè, e queste sono di straordinaria bellezza.
Questa serie "Alla ricerca dell'arte perduta" è veramente appassionante, come fai a scovare tutte queste notizie?
Ciao e grazie
H.

Anonimo ha detto...

Ho una grande passione anch'io per le incisioni.

Hanno, per me, un'incredibile capacità narrativa e descrittiva, insieme: queste che hai inserito qui, Solimano, ad esempio mi sembrano bellissime.

(Mi piacciono molto anche quelle del Piranesi)

saluti
zena

Solimano ha detto...

Habanera, come vedi, alla ricerca dell'arte perduta ci ho preso gusto, e continuerò. Anche per un motivo: perché, come hai certo notato, in un modo o l'altro la ritrovo...
William Hogarth è grande sia come pittore che come incisore, ma anche come umorista e entro il mese di giugno ta ne accorgerai, sia su Abbracci e pop corn che sul Nonblog, se sarai d'accordo.
Zena, anche a me piace il Piranesi, specie le Prigioni. La mia predilezione va ai tedeschi, con Durer in cima eppoi gioco in casa: il Parmigianino! Sono tecniche diverse, quella dell'incisione, dell'acquaforte, della litografia, della xilografia. L'incisione ha un grande pregio: non perdona, perché un segno sbagliato non sfugge allo sguardo, è sbagliato e basta.
Il nostro godimento nasce anche da questo, perché un incisore non può prenderci in giro, un pittore a volte sì.

grazie e saludos
Solimano
P.S. Dimenticavo "Lo Caprichos" di Goya, occhio, è uno che se la prende, come tutti gli spagnoli...