mercoledì 8 aprile 2009

Terremoti e incomprensioni

sabrinamanca

In questo periodo non seguo per nulla l'attualità né politica né sociale, né francese né italiana, e così è stata la mia datrice di lavoro che per prima mi ha interrogato sul terremoto in Abruzzo, usando parole che inizialmente non sono riuscita a capire.
Un altro terremoto, ecco il mio primo pensiero. Poi, dopo aver cominciato a realizzare che era accaduto per davvero, sono andata a leggermi le notizie che ora dopo ora si susseguivano.
La lontananza fisica e degli affetti sono tangibili in presenza di una tragedia che , pur nella sua gravità, non ci tocca da vicino. Scrolliamo le spalle, sospiriamo. Più in fondo è arrivato ieri il richiamo di una donna che mi ha fermata per strada - oggi non ho mangiato - ha detto quasi balbettando, e poi è scoppiata a piangere, a stento ho colto un - lei non può capire-. Per fortuna avevo qualche soldo in tasca e dopo averglielo messo in mano sono scappata via con le lacrime agli occhi.
Mi dico che è umano (d'ora in poi userò l'aggettivo "umano" anziché "normale": è decisamente più calzante) e che se fossimo colpiti ogni giorno (e ogni ora e ogni minuto, e secondo) da tutto ciò che di tragico avviene, instancabilmente, senza posa, saremmo devastati e incapaci di vivere. Ma non sono né fiera né appagata da questa spiegazione.

Ieri in televisione ho avuto il piacere di vedere qualche spezzone di Porta a Porta sulla rete "canal plus". Il conduttore del TG ha mostrato le immagini della tragedia che sfilavano sulle note di "via col vento" e poi Bruno Vespa che, resosi nei luoghi della tragedia, afferrava un peluche asserendo che -c'è un peluche in ogni luogo in cui avviene un dramma come questo-.
Il giornalista allibito continuava la sua cronaca raccontando che il presidente del Consiglio aveva telefonato in diretta e approfittato dell'occasione - visto che oggi non abbiamo fatto in tempo a parlarne durante il Consiglio dei Ministri - per dare istruzioni precise - per domani ci servono 1200 pompieri -. Per radio ho sentito poi che sempre lui, fiero, dichiarava che - non abbiamo bisogno di aiuti dall'estero, riusciremo a cavarcela da soli.
Quest'uomo e i suoi seguaci sono un altro dei drammi (e non così trascurabili) del nostro paese.

4 commenti:

annarita ha detto...

Hai ragione, un dramma nel dramma. Ascoltarlo parlare con la solita sicumera in tv è rivoltante. Non ho parole anche per questo. Un abbraccio. Annarita.

Solimano ha detto...

Vedono tutto come una opportunità da cogliere, e certi giornalisti sono addirittura peggio dei politici. Un cinismo sistematico che si maschera perfettamente dietro la sentimentalità di superficie, il carattere distintivo più forte dell'Italia. Ci sono talmente abituati che lo fanno quasi con ingenuità, come se non si potesse fare altrimenti.
Parlano poco i preti, sanno benissimo che di fronte a queste catastrofi naturali un dio provvidenziale è difficile da sostenere. Voltaire ne scrisse per un terremoto a Lisbona e Leopardi per le eruzioni del Vesuvio. Che potrebbero dire, altrimenti? Che c'è un dio fannullone, secondo il paradosso di Domenico De Masi?

grazie Sabrina e saludos
Solimano

Anonimo ha detto...

Non riesco più a guardare la televisione. E' un modo per non permmettere a certi personaggi di inquinare il mio cervello e togliermi quel po' di fiducia che ancora mi rimane negli esseri umani.

Ciao Sabrina
Giulia

mazapegul ha detto...

Solimano, una mia amica americana, protestante e praticante, mi diceva: "ma chi ci dice che Dio sia buono?" Credo che il suo pastore, come spesso avviene, meditasse il Vecchio assieme al Nuovo testamento. E anche la lezione di tanti rabbini, che con Dio giocano a gatto-e-topo per sottrargli qualche segreto o per far valere qualche postilla contrattuale; che con Dio si lamentano per le promesse non mantenute.
Io, per me, sono fuori da questo dibattito da tempo, e prendo la nostra condizione per quella che e' (che pare ovvio, a dirlo cosi', ma Leopardi lo racconta certo con accenti piu' pieni).

Ecco, Berlusconi mi fa a volte pensare che un Dio gli ci vorrebbe, a lui. Tutto questo agitarsi nella vanita', qualcuno dovrebbe dirgli che e' vanita' esso stesso (come vano e' il suo mausoleo funebre neo-babilonese ad Arcore).
Per fortuna ci sono funzionari capaci che lavorano al suo posto -anche in queste ore-, mentre lui si agita vanamente.