mercoledì 8 aprile 2009

Non dimenticare

Giulia

Quello che mi ha sempre fatto rabbia è che tutti siamo bravi a parlare dopo che i disastri sono già avvenuti. E prima? Quando si può fare qualcosa? Dove va a finire la nostra paura, la nostra attenzione a certi fenomeni che puntualmente si ripetono con la loro scia di morti e vittime?
Per la mafia la politica ha fatto poco, ma la società civile ha messo in piedi organizzazioni, associazioni che per lo meno di questa parlano.
Sulla sicurezza si è parlato a profusione e a sproposito fino ad assordarci e a disinformarci.
Sul pericolo del terremoto, un pericolo reale e sempre in agguato, si tace. Eppure i terremoti da sempre fanno parte, purtroppo, della storia del nostro paese. Basta fare una piccola ricerca su google per vedere quanti morti ha fatto, per capire quanto ha distrutto e lasciato macerie là dove c’erano case o monumenti nel corso dell'ultimo secolo.
Gli italiani sanno unirsi nelle disgrazie: in queste occasioni ci mobilitiamo, facciamo sentire la nostra solidarietà, ma poi? Siamo anche bravissimi a dimenticare
Eppure l'Italia, come sta scoprendo il mondo, è tutta fuori norma. Alessandro Martelli, che insegna "costruzioni in zona sismica" all'università di Ferrara, dirige la sezione "prevenzione rischi naturali" all'Enea ed è presidente dell'Associazione nazionale di ingegneria sismica dice che "In Giappone un terremoto come quello dell'Aquila non sarebbe neanche finito sul giornale". "E invece da noi l'applicazione della legge che impone criteri antisismici per gli edifici di nuova costruzione viene rimandata in continuazione".
Sono d’accordo con Francesco Merlo che su Repubblica scrive:
“Ebbene, sarebbe ora che l'Italia si dotasse di una squadra di moralisti antisismici, di legislatori antisismici, di un pool di pubblici ministeri che mettano a soqquadro i catasti, gli assessorati all'urbanistica, le sovrintendenze, gli uffici tecnici, i cantieri. Non è possibile che ad ogni terremoto il mondo scopra stupefatto che l'Italia, l'amatissima Italia, è un Paese senza manutenzione”.
E sono molto d’accordo con quello che dice Mazapegul nel post precedente: ognuno di noi dovrebbe fare la sua parte anche nel proprio piccolo, perchè su questo problema ci si muova per poter dire che non possiamo dimenticare un'immagini come questa.
Io mi sono chiesta come si possa sentire una persona che ha perso i propri cari o ha anche solo perso tutto quello che aveva, la casa e quelo che c'era dentro la casa: i propri ricordi, la propria storia, i propri lavori... tutto.


4 commenti:

annarita ha detto...

Concordo pienamente con te, siamo e resteremo, temo ancora a lungo, un paese a rischio. Mi ha lasciata perplessa anche la polemica susscitata dalle affermazioni di Giampaolo Giuliani e sulle sue previsioni di terremoto basate sull'analisi del radon. Non sono in grado di comprendere quanto possano essere di utilità pratica questi studi, però vedo che il malcostume italiano della polemica non cessa nemmeno di fronte alla morte. Un abbraccio, Annarita

Solimano ha detto...

Va ricordato che nello tsunami, che interessò tutti i paesi fra il Giappone e la penisola arabica, ci fu una grande differenza nelle vittime fra i paesi che erano attrezzati con sistemi di allarme preventivo e quelli che non avevano niente del genere.
Dubito che la polemica di questi giorni porti a qualcosa, però le strumentazioni permettono a volte di sapere preventivamente certi eventi di sismicità. Ma soprattutto, le zone sismiche in Italia sono note da molto tempo, e le costruzioni antisismiche esistono da decine di anni in Giappone e California.
Nessuno in questi giorni parla degli scandali successivi ai terremoti (Irpinia e Belice): si andò avanti decine di anni con enormi sprechi. Nel Friuli (un terremoto molto più grave) non andò così, e molti nel Nord lo ricordano benissimo.

grazie Giulia e saludos
Solimano

zena ha detto...

Sto seguendo un servizio su La7.
L'orrorificio del business dell'emergenza...
Rende molto di più della prevenzione.
:((

sabrinamanca ha detto...

L'Italia è il paese dove fatti che accadono "spesso", colgono sempre di sorpresa.Sarà quest'amore per il melodramma a non darci la voglia di fare qualcosa per evitarlo???