venerdì 6 marzo 2009

Un boulot alimentaire

sabrinamanca

Ieri conversavo con un'inglese che vive in Francia da una ventina d'anni. Lei, desiderosa di rinfrescare il suo italiano, imparato per il solo piacere di sentir suonare una certa musica quando pronuncia la lingua di Dante (e devo dire che le inflessioni francesi e inglesi agiscono sul suo ottimo italiano come note fresche e brillanti che aggiungono colore) e io nostalgica del mio inglese d'altri tempi, che adoro e idolatro da quando ho lasciato l'isola (quella di Shakespeare, non quella di Sergio Atzeni, Maria Lai e Gavino Ledda, per intenderci).
A un certo punto, parlando di lavoro lei mi dice, c'è un'espressione azzeccatissima che non trovo nella mia lingua ma solo in francese, ed è: un boulot alimentaire (un lavoro alimentare, che mi sfama, insomma).
E' vero, un'espressione che la dice tutta sul lavoro che si fa giusto per tirare a campà e che, purtroppo, (e per fortuna perché ce l'ho) io utilizzo invariabilmente quando parlo del mio lavoro.


3 commenti:

Solimano ha detto...

Quando la multinazionale avviò il piano graduale per ridurre di centomila persone i dipendenti nel mondo, molti non capirono quello che stava succedendo e si misero a rimpiangere il passato prossimo. Prendevo il caffé una mattina con uno di questi, e non la smetteva più e perché qui e perché là e la motivazione e dove finiremo etc etc.
Non ne potevo più, anche perché era uno che avrebbe dovuto baciarsi i gomiti per essere riuscito a farsi assumere in azienda, e a un certo punto gli dissi: "Senti un po', qual è la ragione primaria e bastevole per cui sei qui? Te la dico io: perché il ventisette ti pagano, il resto è solo un nice to have".
Mi guardò con odio perché gli avevo smontato il palco e sapeva che avevo ragione.
Dopodiché boulot alimentaire, ebbene sì, salvo il fatto che con il mio modo di vedere vivrei splendidamente da redditiere, senza nessun complesso di colpa, ma con piena goduria.
Ma visto che ci è necessario il boulot, esiste una grande arte: far diventare molto interessante per sé proprio quel boulot, qualunque sia. E' generalmente possible, il tempo vola e... finisce che si fa pure l'interesse dell'azienda: se ne accorgono e non ti rompono le scatole.
Ma la gente generalmente persegue il proprio star male e naturalmente lo ottiene. Così può lamentarsi di come è brutto il mondo.

grazie Sabrina e saludos
Solimano

Roby ha detto...

Giro subito l'espressione alla mi' figliola, universitaria in lingue. "Boulot alimentaire" ha un suono che ti riempie la bocca, come un boccone di baguette appena sfornata... Io mi sento, da questo punto di vista, molto fortunata, perchè il mio lavoro, oltre a darmi da mangiare, mi piace anche. Il punto è se durerà o no, almeno fino a che compirò 60 anni. Anzi, 65, se passa il nuovo progetto di legge...

Bisous comme s'il pleuvait

Roby

Anonimo ha detto...

E' un'espressione che in questi tempi bui prenderebbe una connotazione quasi positiva, purtroppo. IO ho avuto la grande fortuna di fare un lavoro che mi piace molto, anche se chi è insegnante come me, non è quesi mai d'accordo...
Un caro saluto
Giulia