sabato 3 gennaio 2009

Anonymous proposition

Giuliano

Sfogliando il blog di Amfortas in questi giorni sono rimasto colpito da una cosa: non tanto dal numero elevato di commenti al post su Giovanni Allevi (mentre scrivo siamo arrivati al numero 73), quanto dal fatto che la maggior parte dei commentatori non firmavano.
Che dire: neanche a me piace firmare, men che meno lasciare un recapito su internet, ma qui sui blog basta anche un nickname, o il nome di battesimo. Ho il massimo rispetto per gli anonimi, e non sono d’accordo con quella frasetta infame e molto ipocrita, “avere il coraggio delle proprie opinioni”: il coraggio delle proprie opinioni lasciamolo alle cose serie. E poi si sa che quando si scrive ai giornali da lettore semplice il rischio di farsi prendere a pernacchie è molto elevato, a meno che non si scriva una lettera di plauso. Invece Paolo-Amfortas è sempre molto gentile (beh, quasi), da lui rischi non se ne corrono, la questione non era di vita o di morte, come mai tanti anonimi? Mah.
Ho notato anche, tra l’altro, che gli appassionati di musica leggera sono molto velenosi e anche un bel po' fanatici, e non ammettono che esista un altro mondo, e che uno possa dire, che so, “Vasco Rossi non mi piace”, oppure “Giovanni Allevi è piacevole da ascoltare ma dietro non c’è molto”. La musica leggera è ovunque, impossibile sfuggirle. Avete vinto e stravinto, perché tutto questo nascondersi nell’anonimato?
PS: “Anonymous proposition” è del 1970, una ballata lenta e commossa di Tim Buckley inclusa in un disco che si intitola (non a caso) “Lorca”. Inizia così: « Love me / as if someday you’d hate me...»
(per leggere bene il fumetto di Walt Kelly, si può fare clic sull'immagine)


5 commenti:

annarita ha detto...

Sono d'accordo con te, un semplice nickname va più che bene, ma gli anonimi continuano a imperversare. E non parliamo degli appassionati... su Anobii un lettore voleva a tutti costi farmi appassionare a Lansdale, non c'è riuscito e ci è rimasto malissimo oltre ad essersi fatto una pessima opinione dei miei gusti, suppongo!
Ciao! :-)

Dario ha detto...

forse l'anonimato toglie il fastidio di manifestare i dubbi verso se stessi che un confronto reale può, invece, evidenziare... non so - ma per il gestore c'è sempre il magico canc :-) -

Anonimo ha detto...

La questione, a mio parere, è abbastanza complessa.
Nello specifico del post in questione (tra l'altro i post dedicati all'argomento sono 2, e quindi se sommiamo i commenti siamo ben oltre il centinaio) credo che sulla questione anonimato abbia influito molto il fatto (inspiegabile per me che sono ignorantissimo di queste cose) che molti lettori arrivano al mio blog attraverso i motori di ricerca, digitando Uto Ughi Allevi come chiave.
Quindi, immagino, siano navigatori senza fissa dimora e quindi anonimi perché non detengono un sito o un blog.
Succede anche a me di capitare in qualche discussione in questo modo, ma di solito mi firmo perché psicologicamente sono pronto a farlo.
Quando scrivo recensioni ufficiali per OperaClick firmo con nome e cognome, Paolo Bullo.
Ho pubblicato un paio di racconti per la Perrone e inoltre scrivo su un altro sito parente di questo dal punto di vista concettuale, sempre firmando.
Poi per 20 anni sono stato rappresentante di categoria, insomma ho coscienza delle mie miserie :-), inutile che vi scriva qui il mio curriculum.
Mi stupisce il fatto che la discussione, accesa, si sia svolta con grande civiltà perché normalmente la presenza di idioti è direttamente proporzionale al numero di contendenti, diciamo così.
La cosa più sbalorditiva è il numero di visite e pagine viste, dovrei controllare ma mi pare che un giorno ho sfiorato le 800 pagine e le 450 visite, che per il mio blog sono una cifra irreale.
Scrivo da solo, neanche spessissimo e mi occupo di musica lirica, non so se mi spiego.
Ovviamente sono contento, perché scrivo per essere letto.
L'anonimato in rete peraltro è solo teorico, lo sappiamo tutti, basta un buon appassionato di pc e si risale abbastanza facilmente all'identità, non occorre rivolgersi alla polizia postale.
Mi ha fatto ridere la piccola polemica che è scoppiata tra due contendenti, uno dei quali sostiene (mi pare sia una ragazza) che lei non è anonima perché ha un blog, che è un'affermazione abbastanza discutibile :-) ma sensata, da un certo punto di vista.
Sorvolo sulla gentilezza che m'attribuisce Giuliano, in realtà se qualcuno rompe le palle sono durissimo, e proprio perché non sono un anonimo e mi assumo le responsabilità di ciò che scrivo e anche dei commenti.
Dario, in tanti anni di blog, prima scrivevo su Tiscali, ho cancellato un solo commento, pochi mesi fa, perché un anonimo aveva insultato pesantemente una cantante.
Quando insultano me me la cavo con qualche battuta e ci faccio pure un figurone, com'è accaduto recentemente quando, apostrofato con uno stronzo!, che non è certo un messaggio polisemico, ho risposto: Papà, non sapevo che anche tu navigassi in Rete!
Scusate per la lunghezza del commento, ma l'argomento mi intriga e ci pensavo prorpio in questi giorni.

Giuliano ha detto...

Sì, è vero, il livello di civiltà dei tuoi commentatori ha stupito anche me. Speriamo che sia di buon auspicio per quest'anno nuovo.

(Spero anche che vi siate letti Pogo, è fuori catalogo da sempre)

Solimano ha detto...

Interessante il discorso che fa Amfortas sulle Visite, un obiettivo che va al tempo stesso perseguito e demitizzato. Le Visite sono come il Sesso e i Soldi: tutte robe importantissime quando mancano, ma se si è a posto ci si pensa molto di meno. Ci si ride su, quasi quasi, come facciamo Giuliano ed io.
C'è un discorso che mi puzza di bruciato, quello di dire che l'esser visitato non è un obiettivo da perseguire. Delle due l'una: o ci credono veramente, e allora non è un obiettivo perseguibile neppure l'avere degli amici o essere amato (e si dovrebbero preoccupare di essere fatti così) o non vogliono fare le cose che sarebbero necessarie per migliorare la situazione ( e secondo me è un atteggiamento molto diffuso, ha anche un motto: questo non è che un blog). Poi c'è la differenza fra Visite e Pagine Viste, su cui c'è chi racconta balle strumentali confondendo volutamente le une con le altre, mentre sono cose completamente diverse. Parlano di Visitatori, mentre in realtà parlano di Pagine Viste, i visitatori sono molti di meno. Ma una bella differenza fra Visite e Pagine viste è un segno positivo: significa o che uno arriva, poi si incuriosisce e si aggira, oppure che c'è una forte fidelizzazione, quindi la stessa persona viene più volte al giorno, cosa che succede quando ci sono discussioni come quelle di cui parla Amfortas. Ma non c'è la panacea universale, ognuno è fatto a suo modo, anche in funzione degli argomenti. Però, detta con schiettezza, è duro mantenere molte visite tutte di home page, vuol dire che sono sempre i soliti. Avere un Archivio appetibile non è difficile per chi, in qualche modo, si specializza in qualcosa: i buoni a nulla capaci di tutto prima o poi vengono abbandonati, perché la gente ha una caratteristica: si stufa, se trova la solita minestra.

grazie e saludos
Solimano