domenica 14 dicembre 2008

Ritratti di signore: Catherine Spaak

Dario

Catherine Spaak nel film La voglia matta (1962)

La voglia matta, di Luciano Salce (1962) Dalla novella "Una ragazza di nome Francesca" di Enrico La Stella Sceneggiatura di Franco Castellano (Castellano), Giuseppe Moccia (Pipolo) Luciano Salce Con Ugo Tognazzi, Luciano Salce, Catherine Spaak, Gianni Garko, Franco Giacobini, Fabrizio Capucci, Oliviero Prunas, Margherita Girelli, Diletta D'Andrea, Jimmy Fontana, Stelvio Rosi, Corrado Pantanella Musica originale: Ennio Morricone Canzoni ed esecutori: "Un filo" (Armando Romeo), "Due note" (Mina) "Viva il jump up" (Flipper) "La tua stagione" (Tony Del Monaco) "Cha cha cha dell'impiccato" (Jimmy Fontana e i Flippers) "Yo tengo una muñeca" (Xavier Mitchell Quintet) "Sassi" (Gino Paoli) "Brigitte Bardot" (Miguel Gustavo) Fotografia: Enrico Menczer (110 minuti) Rating IMDb: 6.7

Non ricordavo che il film fosse così, avevo in mente solo la magica bellezza della Spaak e il ricordo di un Tognazzi trasformato in un italianissimo professor Rath.
Preso dalla difficoltà del compito affidatomi mi ero seduto davanti allo schermo a rivedere distrattamente quelle immagini (confidavo in uno di quei momenti in cui, come bolle alchemiche, riaffiorano alla mente i ricordi) e ignoravo dunque la possibilità di poter essere catapultato, fin da subito, in un universo umano ignorante e amorale, in una Italia che (nata Repubblica nello stesso anno della Spaak e di Francesca) aveva già svenduto tutte le sue speranze per impossessarsi, contenta, del nulla.
Continuando a guardare mi accorgevo che ogni apparizione di quella donna/fanciulla donava allo schermo una luce diversa. Avremmo potuto ancora credere possibile una qualsiasi speranza se non fosse che subito questo timido albeggiare in forma di donna si trasformasse, nelle mani di un allibito Salce (bello il suo cameo), farsa o tragedia.

L'ingegnere Antonio Berlinghieri, ingegnere elettromeccanico e probiviro dell'A.C.I., non può che bruciare il proprio mondo e la speranza stessa di ogni cambiamento mentre Francesca (sedici anni "con tutte le sue cosine, con tutte le sue scodelline tutte in ordine") pur avendo già superato tutte le paturnie adolescenziali delle sue amiche, sembra andare, nel suo essere al di là del bene e del male, nel suo proporsi come preda, nell'esserlo (a volte anche involontariamente), ben oltre una naturale acerbità morale, quasi verso un compiaciuto e ingiustificato sbandamento autodistruttivo. Il suo agire sullo schermo ha comunque una leggerezza naturale (frutto al tempo stesso della bravura dell'attrice e dell'età della stessa) che la rendono unica e che la distaccano nettamente (forse troppo) dai pur graffianti bozzetti umani che la circondano.




Veni pi tutti u mumentu. Quello dove allimprovviso non ha più importanza cù sì e che cosa hai fatto. Quello dove non tabbasta chiù quello che hai. E possono essere tante le occasioni per fariti pensare accussì ma nei masculi però quasi sempre accade che questa cosa succede a una certa età. A un certo momento che incontri carni frisca come mai ti è sembrato di averla vista. E' diventa inutile allora provare a pinsari con la testa. Ci sono fimmineddi che ti votunu e ti furiunu come a una pezza lodda e ogni lotta è come a quella do pisci nella nassa. Io per fortuna ancora non ci sono arrivato ancora a queste cose che la vogghia per fortuna mè sempre mancata e il travagghiu macari ma ne ho visti tanti di uomini peddiri la raggione per una suttanedda e addivintari come a Orlando nellopera dei pupi.
Ci pensavo a questa cosa pecchè ho visto alla telivisioni una storia che cera Tognazzi e quella francese che ora certe volte fa i programmi. La Spacc. Lei in questo filmi è una carusidda ma anche ora ai giorni nostri che futtiri è diventato facili come a mangiarsi una angiova senza sali io non penso che ci sarebbe masculo capace di resisterle. Come si può combattere contro alla bellezza miscata alla malizia? Come si può lottare di fronte alla gioventù che ti mostra le sue primizie? La Spacc è il vento che in estate arriva friscu fridscu prima del temporale. E' il ricordo dei desideri di quando taccuminciava a crisciri u sfingiuni ne mutanni. E' la realtà che ti dice che sei vecchio e lei la realtà non te la vorrebbe neppure fare pesare questa cosa se non fosse che tu ti ostini a immaginarla diversamente.
La Spacc è la fottuta che hai sempre sognato. Il motivo che ti ha portato a travagghiare e poi a travagghiare e ancora a travagghiare fino a quando la fatica ti ha fatto dimenticare che era per lei che lo stavi facendo. Per la Spacc. Per lo sticchio.





Guardo le immagini e mi domando chi sia alla fine Francesca. Banalmente mi viene da scrivere che Venditti parlerebbe di lei indicandola come quella del primo banco è allora provo a giustificare questa affermazione rivelando a me stesso il fatto che ognuno ha i riferimenti culturali che si merita. In realtà prima avevo pensato alla Spaak come a una dea. Un capriccioso prender forma di una qualche divinità pre-ellenica. Non è compito suo curarsi degli uomini, non le appartengono quelle piccole recite a cui tanto teniamo. Lei, la divinità, deve solo mostrarsi, far sognare la sua bellezza, confidare sbadatamente alle altre divinità i nostri segreti, vendicarsi di ogni nostro più piccolo appello alla ragione. E' il suo apparire la nostra possibilità di salvezza. E' la sua irraggiungibilità la nostra perdizione.




12 commenti:

Solimano ha detto...

Dario, sto ghignando come un matto. Del film parlerò in un altro commento, perché c'è una cosa prioritara che mi fa ghignare, una cosa che durerà per poco, e mi verrebbe da dire: "Attimo, fermati, sei bello!"
Perché in apertura della home page di Stanze all'aria c'è una immagine di una ragazza coetanea della Francesca (Catherine Spaak) de La Voglia matta.
La ragazza si chiama Cécile Volanges (Fairuza Balk) e sta scrivendo verso la fine del Settecento una lettera al suo innamorato, il giovane Cavaliere Danceny. La lettera gliela sta dettando una signora, la Marchesa di Merteuil (Annette Bening). Il film è Valmont di Milos Forman, tratto dalle Liaisons di Choderlos de Laclos. E sembra che Cécile si volti non perché sta guardando la Marchesa Merteuil, ma perché sta guardando Francesca, la sua coetanea, molto simile in tante cose a lei, ma ben diversamente abbigliata. E sicuramente Cécile dice a sé stessa: "Ah! Allora si può fare diversamente. Mo' lascio cadere la penna d'oca, abbandono la Marchesa e vado a conoscere questa Francesca".
Potenza delle finzione!
Ma la sottigliezza massima è in un particolare. Il film di Forman ha diverse location lussureggianti, una in particolare è quella dove si svolge la scena della dettatura della lettera. Si tratta del Museo Nissim de Camondo di Parigi. Non ci può essere una scelta più appropriata, salvo un piccolo dettaglio: l'azione del film si svolge circa nel 1780... e il palazzo dove cè il Museo Nissim de Camondo è un hotel particulier edificato con rigore settecentesco... attorno al 1915!
Le due immagini della home page sono il simbolo di ciò che succede in Stanze all'aria: Il Diario in cima alla home page e la Biblioteca in fondo alla home page (l'affresco è del Parmigianino).
Che dici, Dario? Stasera si potrebbe uscire con Cécile e con Francesca... o hai di meglio da proporre?

grazie e saludos
Solimano

Dario ha detto...

Volentieri Solimano :-) ma saremo poi capaci di non innamorarci perdutamente?
Ciao, Dario.

ps il tempo, nella "semiosfera", è una variabile strana :-)

Solimano ha detto...

Dario, a proposito del tempo, dico anche qui una cosa che è di interesse comune, e magari ci farò un P.S. in un mio post.
Una delle poche regole di questo gioco serio e divertente è che si pubblica in tempo reale: quando uno è pronto, publica, senza guardare in faccia a nessuno, nemmeno a se stesso. E' una regola sana, perché non crea l'innesco di inutili mal di testa. Solo che c'è un piccolo problema: che Blogger segna la data di apertura della bozza, non del momento in cui uno pubblica. E quindi, un messaggio di trasparenza è di guardare la data (e l'ora) nel momento in cui si sta per pubblicare e di mettere quelle vere. Per il momento provvedo io, in casi particolari, e l'ho fatto per il post di Arfasatto, che ha pubblicato dopo Giulia, ma che avendo aperto la bozza prima era andata a finire sotto Giulia. Piccoli dettagli che è bene sapere.
Veniamo a noi.
Non si poteva cominciare meglio la serie Ritratti di signore qui in Stanze all'aria. Il merito è tuo, ma anche di un misterioso sito del Sol Levante, tutto in giapponese, in cui ho trovato delle immagini utili, dopo un po' di cosmesi, sennò ciccia.
Katherine è sempre stata una girellona, ma cosa ci troverà nei giapponesi che non abbiamo noi?
Poi mi stanno acuore due cose.
Recitazione. Mi sono convinto, anche se molti storcono il naso, che il termine "recitazione" nel cinema è un termine da usare con le molle, nel senso che non si possono usare i parametri che si usano in teatro. In un certo senso il cinema è antimeritocratico: contano certi aspetti di fotogenia, movimento, presenza, che sono naturali più che coulturali. Lo dico perché non so se Catherine avesse appreso a recitare o meno, so che in questo film non riuscirei ad immaginare nessuna come Catherine Spaak. Idem per Il sorpasso, ed anche per La noia. Sarebbe come immaginarsi l'Olimpia di Manet senza la modella Victorine Meurent o certe modelle del Veronese o del Correggio. Gli attori nati in teatro non l'hanno mai potuta sopportare questa cosa, ma è così, non perché il cinema è un'arte cogliona, ma perché il cinema è un'arte diversa.
Erotismo. E' un argomento importante, da non confondere con la guardoneria, l'erotismo esiste e i pittori, i mecenati, gli uomini di chiesa l'hanno sempre saputo e le pale d'altare sono piene di Maddalene e Sabastiani perché sì, esiste l'erotismo, anzi, ne esistono tanti e meno male. E non vedo che senso abbia che in pitura l'erotismo si possa mostrare, nel cinema no. E' una questione di discernimento intelligente: che facciamo, mostriamo Stella Stevenson con la vestagliona che comincia al collo e finisce ai piedi? In certe cose siamo ancora vittoriani, passo e contrappasso, censori e mostratori.
E quindi, oltre alla gemellina Roby, nel blog c'è la gemellina Spaak. Ci sarebbe da mettere il gemellone Marlon Brando (un altro nato il 3 aprile). Marlon è tanto bravo, ma io il Ritratto di Signori a Marlon non lo faccio proprio. Se poi qualcuno è interessato a come si fa a saper le poprie gemelle o gemelli, me lo dica che glielo spiego, è facile.

grazie Dario e saludos
Solimano

Anonimo ha detto...

Mi è piaciuto molto l'inserto in dialetto siciliano. Ha reso la carnalità del pensiero. Ricordo anche il film, in cui ho pensato alla Spaak come ad una Lolita più disincantata e un po' triste a gestire un male di vivere tipicamente giovanile tra un lacrima e un sorriso, un broncio e una risata. Per un nonnulla.

Anonimo ha detto...

Intanto ringrazio Solimano per il suo commento, molto interessante.
Anch'io, come Silvia, sono rimasto molto colpito dall'inserto in siciliano, perché aggiunge proprio un po' di erotismo.
Di Catherine Spaak ho un'immagine molto vivida, perché per tanto tempo la consideravo come l'incarnazione della sirena, non so per quale motivo.
So che avrei voluto essere Ulisse, ecco.
Ciao!

Giuliano ha detto...

Di ragazze belle ce ne sono tante, al cinema; ce ne sono di bellissime anche nei film di Franco e Ciccio, ma chi se le ricorda più?
I film francesi abbondano di ragazze snelle e carine come la Spaak, ma poi ci si ricorda solo della Spaak. Un po' è merito dei nostri registi, decisamente migliori dei francesi negli anni '60 (ahinoi, non c'erano più Clair e Renoir...), ma bisogna dire che la Spaak era una presenza, e ha ragione Dario a paragonarla a una dea, o a una sirena.
(se guardi il finale di "Dillinger è morto" di Ferreri, anno 1968, quel ruolo di apparizione divina sorgente dall'acqua è affidato a Carole Andrè).
E' per tutto questo che m'arrabbio quando vedo la signora Spaak, che sarebbe ancora molto bella, così ritoccata e stiracchiata.

Giuliano ha detto...

Ammonizione dall'alto, con voce tonante da profeta, ispirato, indicando la folla con la mano protesa in gesto ieratico:
« O voi che vi stupite dell'inserto in siciliano, non siete mai state sul sito di Dario!!!»
Anche se non sempre Dario è severo e castigato, ma ormai ve ne sarete accorte.
PS: ormai lo so anch'io: non è siciliano, è catanese.

Giuliano ha detto...

Noto ora che il secondo commento è di Amfortas, e allora correggo in onor suo:
accorte / accorti

Anonimo ha detto...

Giuliano, no no, il sito di Dario l'ho visitato eccome.
(mi sono accorto che avevo anche perso la citazione da Goethe di Solimano, che Boito trasforma in arrestati, sei bello)

Dario ha detto...

Silvia e Amfortas l'inserto è nato come un esperimento sull'invito di Solimano (l'intento era quello di scrivere nei tre modi da lui indicati), contento sia piaciuto :-)
Solimano concordo con le tue analisi su recitazione ed erotismo anche se mi sfugge un preciso spazio per la "guardoneria" :-)
Giuliano sì, tante "belle" pochissime "ninfe" :-)

Solimano ha detto...

Dario, c'è la differenza fra erotismo e guardoneria: noi siamo erotici, gli altri sono guardoni.
Ma, tornando serio (perché c'è anche da stare seri) ti dico dov'è la preoccupazione. Giuliano ed io abbiamo messo nel blog del cinema dei film come Cane di paglia, Arancia meccanica, La ciociara (film che sono importanti) e vediamo certe visite che arrivano da Google, dall'Italia e dall'estero. Capiamo cosa c'è dietro ad alcune di queste visite, parlando chiaro, l'attrazione per la violenza rivolta alle donne. Il nostro ragionamento è che comunque è bene che arrivino, perché sono persone che da qualche parte cercano quello che cercano, e noi abbiamo tenuto il tono su questi argomenti, perché il punto non è il capezzolo o il riccioletto pubico, il punto è l'attrazione per la violenza, che è tutto un altro affare. Da noi non trovano quello che cercano, ma se leggono qualche riga, forse è possibile che comincino ad essere meno ossessionati. In rete c'è di tutto, in tutte le età.

saludos
Solimano

Dario ha detto...

Solimano, ora posso capire :-) da sempre in cima alle visite sul mio blog ci sono due post sulle "specializzazioni" lavorative di due porno star (neanche tanto famose)