mazapegul
A Roby non è mai venuto in mente, credo, di fermare un turista americano a spasso per Firenze per chiedergli come si arriva a Palazzo Pitti o, più difficile, all'Ufficio Centrale delle Poste. Infatti, si si domanda in genere per sapere cose che non si sanno, a persone che dovrebbero saperle. Il contrario è una domanda in malafede.
E' proprio ciò che accade negli esami, in particolare le interrogazioni orali: persone che sanno benissimo quando è nato Giacomo Leopardi (magari perchè si sono ripassate la nozione la mattina della prova), fanno finta di non saperlo e chiedono che a dare loro quest'informazione sia un malcapitato (o una malcapitata) giovane, che assai probabilmente non lo sa.
Gli esami rientrano appieno nella categoria degli atti commessi in malafede, e quelli che hanno fatto parte di commissioni d'esami faranno bene a pentirsene prima d'aver esalato l'ultimo respiro, se vogliono evitare tremenda retribuzione nella vita seconda. Del resto, uno degli incubi più ricorrenti delle persone scolarizzate è proprio un esame importante: la maturità, chimica-fisica nella sua versione biennale, lo scritto del concorso da ricercatore. Segno questo che nell'esame c'è lo zampino del Maligno.
L'esame è affine alla gara: c'è una prova da superare per poter accedere a una condizione diversa. Nella gara, però, si compete ad armi pari, e non c'è comunque quell'aspetto menzognero e imbarazzante del obbligare della gente a dire (malamente) delle cose, ad altra gente che le sa benissimo.
In uno dei suoi saggi su potere-corpo-linguaggio (che io non ho mai capito a fondo), Foucault si chiedeva se qualcuno avesse mai scritto una storia dell'esame. Se ne conoscete una, passatemene le coordinate bibliografiche.
Ipotizzo che gli esami siano nati sotto forma di prova quasi fisica: recitazione a memoria di una poesia, e prima ancora di preghiere, o di formule magiche. Che l'esame, cioè, nasca come "ripetizione" rituale. Che poi, con l'avvento dell'intelligenza (magari creativa) come parametro di valutazione, vi siano stati gradualmente aggiunte delle difficoltà: recitami solo il versetto 27; dillo con parole tue; cerca di confutare quel passo, e via andando.
[Pensieri che mi vengono, questi, al centoquindicesimo scritto da correggere nel finesettimana].
domenica 21 dicembre 2008
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12 commenti:
Màz, a questo punto, rivaluto il professore di Analisi Matematica con cui sostenni il primo esame al biennio di Ingegneria (e rischiai la bocciatura). L'esame cominciava a discrezione dello studente, che cominciava con un argomento a sua scelta (io decisi di esporre il teorema di Weierstrass). Era lì, che il professore decideva la sorte dello studente, se bocciarlo o promuoverlo, le domande successive aggiustavano molto rapidamente il tiro sul voto.
Màz, i centocinquanta scritti da correggere mi dicono che c'è qualcosa che non va. Non per colpa del Maligno, che esercita la sua attività disdicevole in altri campi più fioriti, ma per il prevaricare baronal-burocratico-familista-abitudinario. Sto ben lontano da Foucault (quello di cui parli tu, non l'altro, e neppure il pendolo di Eco, ottimo libro).
Sono per una selettività di tipo scarno ed efficace e per una vigorosa concorrenza fra atenei: noi, come pedigree, non guardavamo il voto di laurea, ma l'università di provenienza.
Le prove di iniziazione fanno parte della vita, e gli esami non finiscono mai, anche in rete.
grazie Màz e saludos
Solimano
P.S. Roby (alias Florentina Jones) non lo confesserà mai, ma quando scende per strada teme che le facciano domande i competenti turisti tedeschi, inglesi, americani che di Firenze ne sanno più di lei (e naturalmente di noi).
Ho sempre creduto, e credo tuttora, che gli esami siano un male necessario. Fanno parte della nostra vita e li affrontiamo in ogni sua fase: personale, affettiva lavorativa. Sono d'accordo con Eduardo, gli esami non finiscono mai.
Buona domenica, Annarita
A scuola sono sempre andato malino, dai 14 anni in su, e la colpa era certamente e interamente mia (da bambino ero nella categoria dei geni precoci, leggevo e scrivevo benino già a 4 anni). Quindi non dovrei parlare,però visto che ormai ho una certa età posso cominciare a sfogarmi: gli esami e le interrogazioni sono cose che ricordo con molta sofferenza.
Ho conosciuto insegnanti molto bravi, e posso dire che gli insegnanti bravi non ti valutano mai sulle interrogazioni, ma su tutto l'anno.
Ciò detto, è vero: l'esame è una delle cose che ricorrono sempre nella vita. Devi sempre essere pronto, ma non sai mai come, cosa, quando, e soprattutto non si sa mai perché... (Beh, quasi mai)
Mi hai fatto venire in mente Maz, l'unico esame che sostenni all'università col prof. Barilli: Arte contemporanea. Cominciò col chiedermi una cosa che non stava scritta da nessuna parte nei testi che aveva proposto per l'esame e che era una notiziola spesso dimenticata: come si mantenne il giovane Gauguin. Capii subito che al prof. importava poco dello studio mnemonico e voleva capire se avevo assimilato le molteplici nozioni in modo completo, come piace a me. (che per le date sono una frana) Mi avvicinai molto alla verità, scavò il canale di Suez, e la cosa gli piacque molto anche se non diedi la risposta corretta. Il resto fu tutto in discesa.
Però è vero, ogni esame è un terno all'otto.
Florentina Jones non confesserà mai (e dico MAI) che spesso, all'angolo fra piazza del Duomo e via Calzaioli si nasconde fulmineamente dietro l'edicola, per sfuggire all'occhialuto turista anglofono che si guarda intorno con la Lonely Planet in mano...
Roby riferisce invece un piccolo episodio accadutole circa 10 anni fa dalle parti del Ponte alle Grazie: un turista americano la fermò chiedendole bruscamente dove fosse Palazzo Pitti, e siccome la risposta di lei fu un po' esitante -nello sforzo di esprimersi in un inglese decente- al termine della spiegazione quello la guardò di sottecchi e le chiese a bruciapelo: "ARE YOU SURE?". La sventurata rispose "SURE!", arrossendo fino alle ginocchia...
Concordo un po' con tutti e tre (Maz, Sol e Annarita)
Roby
...ed anche con Giuliano e Silvia, ovvio...
R.
Volevo scrive al lotto sia chiaro:)
I lapsus... portate pazienza che ho la febbricola a 38!
Mi sa che la tua rivolta contro gli esami, Maz, è dettata dalla fatica nel farli. Dopo centocinquanta scritti da correggere dev'essere duro affrontare gli orali...
Anche io, come Giuliano, andavo benissimo a scuola fino ai 14 anni, dopo ho vivacchiato; ho tuttora un terrore panico degli esami, più e più volte sono stata sul punto di reiscrivermi all'università per finirla, una buona volta. Ma il pensiero degli esami e della paura che mi prenderebbe ad ogni sessione di esame mi toglie ogni velleità.
Oggi, come maestra, non interrogo quasi mai (sarei la tua maestra ideale, Giuliano); ripenso alle mie vere e propie sofferenze e non intendo riproporle ai miei ragazzi...tanto avranno tutto il tempo per essere tartassati a dovere.
Gli esami orali mi hanno sempre terrorizzata, roba da fare scena muta anche alle domande più semplici.
Mi impietrivo, letteralmente.
Gli esaminatori più gentili capivano, addolcivano il tono, cercavano di mettermi a mio agio, finchè, faticosamnte, ritrovavo almeno un filo di voce.
Ma che tormento ogni volta!
Màz, non essere troppo severo con quei poveri ragazzi.
H.
Tornero' a rispondere con calma.
Oggi ho adottato un nuovo format: due domande scritte al posto (molto generali: quasi dei mini-temi); una la leggo io, mentre l'altra l'espone lo studente (che la sceglie tra le due) alla lavagna, e su quella si chiacchera.
Un solo bocciato in tutta la giornata.
Màz, adesso non esagerare, Analisi Matematica me la ricordavo tamugna, qualche bocciato ci può stare. Ci pensi, quel poveretto, bocciato solo soletto? da noi costumava una sana possibilità: oltre al promosso e al bocciato c'era nche il rinviato al secondo appello: in quindici giorni diventavamo tutti Leibniz o uno dei tanti Bernouilli.
saludos
Solimano
Caro Solimano, il bocciato non aveva aperto libro. Questo e' un esame della laurea specialistica, e gli studenti (quarto anno) sanno bene che e' inutile arrivare all'orale senza sapere nulla (quasi tutti). Insegnando questo corso per studenti anziani, in effetti, mi sono stupito vedendo quanto maturino i ragazzi che io in genere vedo appena usciti dalle superiori.
Certo, non tutti hanno passato lo scritto...
L'orale cosi' strutturato dovrebbe mettere a maggior agio lo studente e permette a me di fare domande un po' meno banali.
Ciao e grazie,
Màz
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