Solimano
"Tuttavia spezzo una lancia a favore dei commenti che paiono di piaggeria, i gnè gnè di cui dice Solimano. Io ne scrivo di commenti del genere ma perché mi piace ciò che ho letto, perchè se avessi la persona davanti le stringerei la mano, la bacerei, l'abbraccerei se ci fosse tanta confidenza. Allora cerco con le parole, cercherò di ampliare il vocabolario, il piacere che provo nel leggere la tal cosa, di esserne stata fatta partecipe, di aver imparato delle cose che non conoscevo."
Così ha scritto Silvia in un commento, e mi pare molto giusto. Debbo essere più paziente. Non paziente dal punto di vista empatia (anche, magari) ma dal punto di vista del chiarire meglio. Le persone hanno tutto il diritto di capire. Nulla ostacola la comprensione più delle abitudini ganeralizzate, come se non si potesse fare diversamente; più che abitudini diventano regole che non ha fissato nessuno, se non il giusto opportunismo di Blogger e di Splinder che spinge in quella direzione: la commentaggine elevata a sistema.
Ognuno ha il diritto di fare come gli aggrada, nessuno ha in tasca la verità. Tutti ci stiamo provando fra successi e insuccessi, errori e stanchezze (che la mattina dopo non ci sono più). E' il campo di gioco che stabilisce le ragioni e i torti, le abitudini da conservare e quelle da dismettere. Perché il problema esiste, lo sappiamo tutti e più se ne parla meglio è, perché si fanno scelte consapevoli.
Non ci sono solo i pro, ci sono anche i contro, come in tutte le cose. Faccio alcuni esempi.
Salvo eccezioni sporadiche, qui commentiamo fra di noi, gli esterni non commentano. Noi non abbiamo la lista dei preferiti e un ragionamento di senso comune è: non hanno neanche la lista dei preferiti, che commento a fare? Ma non è detto che il senso comune sia il buon senso, e cerco di dire il perché. Anzitutto, è giusto che non ci sia la lista dei preferiti, perché o facciamo una lista chilometrica (sommando le liste dei preferiti dei singoli blog), o ci mettiamo a discutere democraticamente sul questo sì, questo no. Che non risolve il problema, perché ognuno di noi ha il diritto di avere i suoi gusti e disgusti. Da questo punto di vista, Stanze all'aria non è un blog, è un meta-blog.
Cosa vuol dire questo, che gli esterni non commenteranno? Non è detto, diamo tempo al tempo, perché l'esperienza concreta (e non faccio nomi, ci arrivate tutti da soli), dimostra che commentare non con gné-gné ma a valore aggiunto in un posto noto e dove puoi essere notato, è più furbo che ingenuo: ti fai conoscere ed apprezzare, e Stanze all'aria non è non è un posto escludente o esclusivo. Anche qui, sono le abitudini a condizionare gli atteggiamenti, le persone sveglie ci arriveranno presto. Per il momento, a me sta benissimo che commentiamo fra di noi: dovevamo conoscerci e ci stiamo conoscendo bene.
Un altro esempio di contro.
Non possiamo aspettarci, per il momento, che altri blog mettano facilmente Stanze all'aria nella lista dei loro preferiti. Il motivo non è la qualità o la mancanza di qualità, ma l'abitudine al do ut des quasi automatico: in un certo senso, Stanze all'aria è percepito come una concorrenza indebita, anche se non vedo che cosa ci sia di indebito nell'essere in diciannove guest in un blog. Ne parleranno poco o niente, ma siccome sono attenti, ci stanno sicuramente pensando anche loro, ad un approccio del genere. La concorrenza aiuta a far meglio. Anche l'osmosi, la permeabilità; non ci vedrei nulla di male se una persona fosse guest qui e guest anche in un altro blog.
Di veramente brutto vedo una cosa: che ciò si traduca anche nelle liste di segnalazioni di post che alcuni blog aggiornano quasi quotidianamente. E dico brutto non per il piccolo danno, ma perché questo la dice molto lunga (anzi, cortissima) sul grado di affidabilità culturale di certe segnalazioni. Vogliamo fare merce anche di questo? Credo proprio che non sia il caso, sennò con che faccia parliamo di massimi sistemi e poi ci comportiamo così nei piccoli dettagli? Tempo al tempo, ieri mi sono dedicato soprattutto alla Bibloteca, lo racconterò un'altra volta.
P.S. Le vignette sono ancora i finali di lettere di Ronald Searle (Aldo Garzanti Editore, 1973)
martedì 23 dicembre 2008
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11 commenti:
@ Solimano
Per cominciare. Questo non è un commento. Io non commento (né annoto, chioso, postillo). Ma chi ha resuscitato dal mondo di carta muffa questa parola e l'ha infilata nei blogs e nei siti? Provo piuttosto a dialogare, conversare, discutere.
Per finire. A me non dispiace fare salotto. Ieri sera, per esempio, nella casa labicana si è fatto salotto: invitate a casa quattro coppie di amici giovani e meno giovani, e una amica spaiata, colei che comanda al comandante ed io e loro abbiamo mangiato-bevuto-chiacchierato-discorso-pettegolato, amabilmente, amichevolmente, amorosamente.
Ma 'Stanze all'aria' somiglia troppo ad un salotto. Preferirei una piazza, un'agorà. (Il che non ci priverà, un giorno, o una notte, cari della Banda dei Diciannove, della gioia di fare salotto, spero.)
Siamo tutti molto educati, questo sì. Direi che non è un caso...
Alle volte ad essere troppo educati e troppo simili ci si annoia, però esiste il pericolo opposto.
Avevo quasi pronto un post sull'argomento, poi Solimano mi ha anticipato; ma lo riassumo e lo metto qui sotto anche se come commento risulta un po' lungo.
Ero un affezionato lettore della “posta” di Vittorio Zucconi su Repubblica on line. Non che mi piaccia particolarmente come scrive Zucconi (che di Repubblica on line è il Direttore), ma le sue risposte erano spesso divertenti, e il suo punto di vista non era mai banale. Zucconi è cittadino americano, vive in America, è stato corrispondente da Mosca e da Pechino, insomma non è uno qualsiasi.
Dagli inizi di dicembre, la rubrica della posta (“Lettere al Direttore”) è stata sostituita da un blog. Zucconi scrive qualche riga, e sotto si mettono i commenti: come qui da noi. La rubrica messa così non funziona, o quantomeno a me non piace. Va detto che Zucconi si era sempre dichiarato poco entusiasta all’idea del blog, sapendo a cosa andava incontro. Ieri mi sono tolto una curiosità, e sono andato a curiosare fra i commenti: purtroppo, ho trovato quello che mi aspettavo.
L’argomento era la storia triste di Eluana, e sotto al breve post messo da Zucconi ho trovato ottantasei commenti. Spaventoso: come si fa a leggere ottantasei commenti? Ma è sempre così, ed è ovvio trattandosi del sito del quotidiano più venduto in Italia.
Trovandomi di fronte a ottantasei commenti, io non scriverei mai una riga. E’ come provare a dire qualcosa in uno stadio strapieno di gente urlante. Vedo però che anche il Direttore si è spaventato, o forse si è seccato visto quello che ha letto. Infatti nei dintorni del commento numero sessanta ha lasciato questo suo intervento:
Postato Domenica, 21 Dic 2008 alle 01:15 da Vittorio Zucconi
BLOGGA PRO NOBIS
La qualità di un blog dipende per il 90% dalla qualità dei commenti che sono inviati da chi lo frequenta, non dalle mirabili stille di saggezza che il tenutario trombonescamente dispensa. Se ci buttate dentro spazzatura, esce spazzatura e la responsabulità - espressione largamente ignota in Italia dove nessuno perde mai la partita, ma ci viene sempre rubata - è di tutti. Capito qual è la morale della trasformazione delle letterealdirettore a Tempo Reale?
Concordo con Fulmini: più che commentare i post, aggiungiamo a margine le nostre riflessioni, che sono sempre pacate e civili, cone dice Giuliano.
Riguardo la scarsa visibilità, credo abbia ragione Solimano: chi capita qui probabilmente ci giudica un gruppo chiuso, una sorta di Bloomsbury Group con le dovute proporzioni. Peccato, perché con i motori di ricerca oramai è sempre più frequente incappare in riferimenti a Stanze all'aria.
Però voglio essere sincera: se mi fossi imbattuta in un blog simile, credo che pure io avrei letto senza commentare, sentendomi un'intrusa. Ed è un errore. Altrimenti non si starebbe qui in pubblico e ci si scambierebbe post e commenti per e-mail, credo.
Di certo non corriamo il rischio che ha chiaramente esposto Giuliano
Salutissimi natalizi.
Quando mi imbatto in un blog che mi piace ne leggo anche i commenti, per farmi un'idea delle frequentazioni (nel senso di "interessanti" o meno, non "famose" o meno) e se ho qualcosa da dire, la dico, non una volta ma anche due o tre o quattro. Debbo dire che se, come mi è accaduto alcune volte, vengo sistematicamente ignorata, dopo un po' me ne vado perché mi pare che non ci sia scambio, oppure leggo ma senza più commentare. Credo proprio che in questo blog se un "estraneo" facesse un commento sarebbe il benvenuto, (a meno che non ci chieda di linkarlo ecc.ecc.), quindi, coraggio, venite a farci visita, la porta è sempre aperta!
A proposito di essere sempre d'accordo, quando non saro' d'accordo con qualcosa lo diro', è che ancora non mi è successo!
Solimano, ti dico sinceramente come la penso.
Proprio perchè qui ci sono ben diciassette guest, scelti ed invitati personalmente da te e Giuliano (eccoci arrivati a diciannove), tutti gli altri si sentono esclusi e per loro non è una sensazione piacevole.
Io, se non facessi parte del gruppo, magari verrei anche a leggere il blog ma non commenterei. Avrei l'impressione di essere un'intrusa che vuole infilarsi ad ogni costo nel gruppo degli eletti. Peggio, avrei timore di sembrare una questuante, del tipo: Ehi, ci sono anch'io, perchè non invitate anche me?
Capisco che dal punto di vista operativo non si poteva fare diversamente e che un limite di partecipanti andava fissato per non precipitare nel caos.
Però la conseguenza inevitabile è questa: chi è dentro è dentro e chi è fuori, magari anche un tantino offeso, rimane volutamente fuori. Aspettarsi che vengano festosamente a commentare in un posto da cui si sentono esclusi è veramente utopico.
Tu pensa che neppure gli ospiti-autori del Nonblog sentono la necessità di partecipare attivamente al blog. La maggior parte commenta esclusivamente sul proprio post, magari solo per ringraziarmi, più o meno diffusamente e gentilmente.
Per il resto la cosa non li riguarda, non sono coinvolti, non si sentono realmente a casa loro. Non tutti eh, intendiamoci, ho detto la maggior parte.
Per fortuna ci sono delle eccezioni ed io che noto tutto, anche le sfumature, ne tengo conto. Il mio progetto non era quello di creare una vetrina ma una vera comunità, un punto reale di incontro tra noi, coautori del Nonblog, e gli altri blogger. Ma quanti lo hanno capito?
Qui tu ci sei riuscito e puoi esserne soddisfatto. L'atmosfera è giusta, la coesione tra i vari partecipanti è riuscita, l'ospitalita è squisita.
Direi che va bene così, pur sapendo che tu sei sempre proiettato in avanti e che ad ogni obiettivo raggiunto te ne poni un altro, ancora più difficile da raggiungere. E il bello è che ci riesci sempre, sarà così anche questa volta.
H.
Cara Antonella, sentirmi mettere nel gruppo degli "eletti", con il momento che sto vivendo, mi fa un po' sorridere. La verità è che io e Solimano abbiamo discusso per un annetto abbondante su cosa fare qui, poi "Stanze all'aria" è partito quasi da solo, e nel modo che ha voluto lui.
Quello che più ci ha sorpreso è che tutti gli invitati abbiano detto subito di sì. (io ho invitato quasi solo Mauro, ma sapevo in partenza che ha molti impegni, e che ogni tanto sarebbe "sparito") (penso che torni, lo spero!).
Posso aggiungere una cosa, che con Solimano vado bene anche perché lo conosco di persona, ogni tanto ha la gentilezza di venirmi a trovare (io non mi muovo quasi mai), so che ogni tanto con me sbuffa ma abbiamo un contatto quasi quotidiano via mail e quindi diventa tutto più facile.
(mi sarebbe piaciuto vedere anche te, almeno una volta, magari quando ci siamo visti a Brera: ma so che anche tu hai molti impegni).
Quando dico "nel modo che ha voluto lui" intendo lui il Blog: che sembra avere vita propria.
E' bello ma è anche un po' inquietante, sarà mica parente di HAL 9000, questo "Stanze all'aria"??
Io direi di lasciarlo fare, il Blog, e vediamo cosa succede. (ovviamente, massimo controllo e aggiustamenti se necessari)
Ora non mi fucilate ma io sono d'accordo con tutti. Aiutooooooo
Scherzi a parte. Rilevo con piacere che malgrado il consistente numero di partecipanti questo non è un luogo caotico, anzi. Il filo sottile che unisce tutti i post è fatto di misura, preparazione, onestà intellettuale, e in molti casi, grande cultura e generosità. Qui ho spesso la sensazione che le cose vengano fatte per gli "altri" e non per se stessi, e questo è ben curioso e straordinario al tempo stesso se si pensa alle economie dei blog in generale.
Per questo credo che il mondo esterno faccia fatica ad entrare, perchè si percepisce troppo "affetto", che si presuppone non possa essere elargito all'intero universo ma viceversa solo alle persone che si
hanno attorno. E questa percezione è data anche dalla modalità complessiva del linguaggio visivo ed espressivo che viene utilizzato da tutti i guest. Penso per esempio alla grafica, che a me piace molto, ma uniformata. Nessuno ha pensato ad un taglio grafico personalizzato, almeno finora. Tranne qualche inciso, qualche frase in grassetto, non siamo facilmente riconoscibili. Agli occhi di un estraneo questo blog rischia di apparire un polipo a 19 tentacoli, placido e bonario sì, ma enorme e spaventevole da affrontare in blocco. Avanziamo compatti come una corazzata. Io sto nelle retrovie coi pochi post pubblicati, ma ci sono:) Per cui comprendo Fulmini che lo vorrebbe invece un'agorà, un luogo di grande confronto e di grande scambio, ma questo significherebbe una partecipazione di massa:) e poi diventerebbe un'altra cosa e chissà, potrebbe diventarlo un giorno, non so. Lo si pensa come un salotto, meglio dire un circolo culturale-ricreativo, perchè qui messuno si sognerebbe di girare in mutande e ciabatte o col pigiama coi buchi. Ognuno cerca di presentarsi al meglio, cura la propria immagine, cura il proprio pensiero e linguaggio per grande rispetto di coloro che sono qui riuniti.
Ultimo e non ultimo mi riferisco all'intervento di Giuliano che afferma che forse siamo troppo educati e il rischio che si corre è quello di annoiarsi. Per nulla! Anzi, poter ascoltare con calma, senza urla, rimproveri, offese il pensiero altrui, mi fa quasi credere che Dio esiste. Altrimenti cosa saremmo! Viva l'edicazioe e la convivenza civile.
Chiudo il commento perchè è appena tirata la seconda scossa di terremoto e non riesco a tener ferme le dita per il tremore.
A dopo magari:)
O mamma mia, quanti argomenti! non sarò corto, spero non lunghissimo.
Pasquale, salotto? Qui ci trovo una cucina piena di pentole e di padelle, una cantina, una soffitta, anche una camera da letto perché no, soprattutto una biblioteca, studio, PC etc ingombra e disordinata nei libri ma non nelle teste, servizi sì, doppi sevizi, occorrerebbero tripli, due terazze, ma adesso fa un po' freddo e un soggiorno/tinello/salotto comodo confortevole in cui giochiamo a mercante in fiera, a poker no, peccato, un via vai di persone che non se la tirano e che stanno con i piedi per terra, diversi, contenti di essere diversi però in meglio. E' vecchio, Pasquale, l'argomento del salotto, non funge.
Mi ha fatto tenerezza l'inciso
cari della Banda dei Diciannove, voleva essere una furba stoccata pasolineggiante, l'ho trovata ingenua e tenera. Dissentiamo, come vedi. Grazie.
Giuliano, Zucconi ha ragione. Se non ci sono quattro regolette semplici semplici, condivise e rispettate, in rete è lo scemo che fa il villaggio, non il villaggio lo scemo. Ma i blog dei giornalisti diventano spesso peggio degli altri: li tengono per dovere, non con amore. Sono blog obbligati, senza la pulsione della qualità competitiva.
Annarita, non lo vedo il rischio del Bloomsbery group (a parte che era un bel gruppo, magari eh... eh...), prima di tutto perché i blog personali mantengono un contatto arioso (Stanze all'aria anche in questo), poi per la varietà degli argomenti, infine per il grado molto alto di libertà. Se ci guardiamo ognuno nel proprio specchio vediamo facce molto differenti.
Sabrina, tutto si evolve naturalmente. Prima si doveva partire ed essere accoglienti fra di noi, adesso si tratta di essere accoglienti verso i cossiddetti estranei, che vuol dire anche inclusivi, perché no? Tenendo conto che chi legge e non commenta, se torna, vuol dire che gli piace tornare. E tornano.
Habanera, l'analisi è giusta però. C'è una massa critica per tutto, una casema con 50 soldati non ha senso, come un asilo con 500 bambini. Qui, qual'è la massa critica giusta? Lo vedremo, ma non molti più di quelli che siamo. Credo due cose: uno, che un ragazzo furbo con un blog non ancora conosciuto ha tutte le convenienze a commentare qui, due che l'atteggiamento di concorrenza indebita di altri blog cadrà col tempo: la gente sveglia riflette, capisce e si dà da fare più che avercela con chi ha già fatto. Non è facile, mettere su una cosa del genere, ieri ho visto che Bassini ai suoi commentatori dice che sono i co-autori del blog, un bel complimento, ma ci penserà sette volte prima di distribuire il guest a destra e manca. Un guest come l'intendiamo noi è molto libero, è facile dire che si è i democratici in un monoblog, qui una ragionevole democrazia non la si dice, la si pratica. Ma c'è soprattutto una cosa che mi dà fiducia: che molti commenti potrebbero essere post. Si scrive rapidamente, con naturalezza e senza nevrosi. Non perché siamo bravi, ma perché il modo spinge così. E dico una cosa che parrebbe ovvia, ma non la è: non ho detto dei NO, ho chiesto dei SI. Non è neanche un gioco di parole.
Silvia, sì, la personalizzazione. Più che tendere a, che arrivare a, ognuno la trova lungo la strada. Perché la cosa giusta l'ha detta Amfortas: "Io imparo". Prima di tutto, più si sa più si è curiosi di imparare. Con questo modo è più facile: pensa alla nostra consueta esperienza di visitatori di blog: leggiamo in fretta, non torniamo sul commento già letto e mettiamo insieme tre o quattro righe di commento. Si impara di meno, così. Non esistono panacee universali, ogni modo ha i suoi pro e i suoi contro. Basta scegliere secondo il proprio piacere, la propria utilità, il proprio tempo, non per finalità improprie, come spesso siamo stati costretti a fare.
grazie a tutti e saludos
Solimano
Ho letto con il consueto interesse post e commenti.
La prima cosa che voglio dire, perché davvero nel mio caso è vera verissima, è che sì, io IMPARO, ma sul serio. A parte che imparo ogni giorno sempre e comunque, qui imparo buone cose. E basterebbe questo-
L'annosa questione dei commenti è quella che mi dà meno preoccupazioni, sia nel mio blog personale che in questo; penso che i commenti degli "esterni" arriveranno, col tempo, e comunque l'importante è che si sia letti (pare che lo si sia), non che si abbiano tanti commenti.
Personalmente scrivo su questo blog dei post molto diversi rispetto a quelli che scrivo sul mio blog personale, che nasce cone un boh diario; in genere detesto i commenti lasciati in fretta, tanto per fare, e vorrei invece essere letta con cura ed attenzione, con amore vorrei dire. Ma insomma.
Detto questo, penso che sia arrivato il momento degli auguri.
Allora auguri.
Firmato: Il vostro ubbidientissimo servitore
Elena, i due contro che ho evidenziato non costituiscono una novità per me e per chi mi ha aiutato (specie Habanera e Giuliano). Avevamo preventivato che andasse così, e non è una cosa preoccupante, come tu dici giustamente. Né come visite né come numero di commenti. Solo che è bene che Stanze all'aria non sembri una specie di Circolo di Castelgiovane o di Montevecchia Club.
Aggiungo una cosa che non ho detto nel commento precedente. Condivido del tutto quello che ha detto Habanera riguardo i felici ospiti del Nonblog, perché le alternative sono due: o non sono contenti di esserci, e allora basta saperlo, o sono contenti, e allora si sentano parte della comunità, commentando non solo quando c'è il loro post. Tanto più che un post, nel Nonblog, sta in prima linea dai due ai cinque giorni, e il tempo per commentare lo si trova, se appena lo si vuole trovare. Lo dico perché queste cose è bene dirsele, non rimuniginarle: portate alla luce del sole si risolvono altrimenti ci si gira attorno inutilmente. E' evidente che non c'è nessuna logica di do ut des in questo, il do ut des è diverso. Insomma, ancora una volta:gioco chiaro gioco bello.
Auguri.
Firmato:
Il vostro amatissimo figlio.
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