domenica 23 novembre 2008

Un armadio pieno di scheletri

Roby


Di scheletri, nel mio armadio personale, ne ho a bizzeffe.

Se non tenessi ben chiuse le ante, verrebbero giù a valanga.

Quell'amica che aveva cambiato città, e alla quale avevo giurato di scrivere per sempre... Nella sua ultima lettera, datata 1990, mi chiede, preoccupata: "Ma che è successo? Perchè non rispondi?"

Quella preziosa opportunità di lavoro che ho perso per pigrizia, per non aver avuto voglia di prepararmi bene al colloquio... E poi invece ho raccontato in giro che le domande dell'esaminatore erano state terribili.

Quel discorso tra madre e figlia che mi sono sempre ripromessa di intavolare con la mia mamma... Adesso mi ritrovo a farlo davanti ad una fotografia.

E voi, come fate? Usate una serratura speciale? Lucchetti di sicurezza? Chiodi e martello?

Oppure -come me- ogni tanto aprite uno spiraglio, date un'occhiatina all'interno con circospezione e poi, prima di richiudere ermeticamente tutto, mormorate convinti: "Un giorno o l'altro, qui dentro, faccio un bel ripulisti"?...

6 commenti:

mazapegul ha detto...

La seconda che hai detto, Roby; la seconda che hai detto... (e intanto gli scheletri si accumulano, ma con minor frequenza).

Anonimo ha detto...

Io a volte per scappare da ciò che mi circonda mi nascondo nell'armadio.
Con gli scheletri se capita faccio una partitina a carte. Vincono sempre loro ma va bene così. A volte alcuni spariscono per sempre, in compenso ne arrivano di nuovi. Con alcuni poi non vado d'accordo per nulla che si ostinano a dare la colpa sempre e solo a me. Sono cocciuti e rumorosi ma fanno meno male di alcune persone che purtroppo si ha la disgrazia di incontrare nella vita.
Buona serata cara:)

Solimano ha detto...

Roby, sono convinto che la predisposizione all'autolesionismo (perché di questo si tratta) ce l'abbiamo un po' tutti e che sia inutile investigarne i motivi originari, tanto non c'è la controprova. La cosa più curiosa è che lo sappiamo benissimo mentre lo facciamo (o non lo facciamo) e ci creiamo degli alibi auto-assolutori, tipo "non potevo che fare così perché...".
E' necessario però contarli uno per uno, questi scheletri, dirsi finalmente la verità (che abbiamo sempre saputo...). Dopo, ci si sente mentalmente più liberi... di produrre altri scheletri, però di tipo diverso.
La vera alternativa, che è quella non rara di chi dice: "tornassi indietro, rifarei esattamente quello che ho fatto" è segno di grave fragilità. Ognuno di noi ne ha conosciuto qualcuno: sono impermeabili, corazzati contro ogni argomentazione diversa dalla loro. Però, faticano a stare da soli, sono sempre pieni di conoscenze, di impegni e di hobby.
Sarebbe bello investigare su questo autolesionismo nel campo amoroso, perché è lì che si combinano i guai peggiori... in particolare nella perdita di opportunità. Meglio non parlarne, ma ci sarebbe molto da ridere e un po' da piangere.

saludos y besos
Solimano

Giuliano ha detto...

Cara Roby, io non scheletri: ho solo fantasmi grassi e invadenti, che ridacchiano alle mie spalle.
Però, quanto meno, non mi risulta di aver mai fatto del male a nessuno - niente di grave, intendo: a parte qualche battuta di pessimo gusto che avrei dovuto evitare, e qualche comportamento deplorevole fatto solo per imitazione.
Non che sia contento, ma insomma.

Barbara Cerquetti ha detto...

La seconda

Habanera ha detto...

Se per scheletri intendiamo sensi di colpa, rimorsi, qualcuno di sicuro ce l'ho anch'io. Per quanto si cerchi di non fare del male agli altri c'è sempre qualcosa che avremmo potuto fare meglio.
Essere più comprensivi, ad esempio, più disponibili, meno insofferenti.
La verità è che siamo tutti fondamentalmente egoisti, specie da giovani, e molte cose le capiamo quando è ormai troppo tardi per rimediare.
H.