giovedì 13 novembre 2008

Nomade

Giuliano

« Ma che nomadi sono se stanno sempre fermi??». La domanda è più che legittima, direi anzi ottima. Già, che razza di nomadi sono quelli che stanno sempre fermi in un campo nomadi?
La risposta c’è, ma per rispondere bisogna fare un attimo di riflessione, e tornare indietro nel tempo: non molto, bastano una cinquantina d’anni. Gli zingari hanno percorso l’Europa per secoli, e facevano mestieri molto utili e molto richiesti: lavoravano i metalli, soprattutto il rame, ed addestravano cavalli. Oggi viviamo nell’era dell’usa e getta, ma non è sempre stato così: riparare oggetti costosi e d’uso quotidiano, in prima linea pentole e paioli, era importante. Così come era importante avere cavalli ben addestrati e ben ferrati. Gli zingari si muovevano, andavano ovunque, arrivavano con le loro carovane, sceglievano un campo incolto, o una radura, e piantavano tenda per un po’. Va anche detto che molti di loro erano ottimi musicisti, molto richiesti nelle feste e nei matrimoni.
Intendiamoci, gli zingari hanno sempre avuto cattiva fama: scuri di pelle, stranieri, eccetera. Ma non è questo il punto, io non sto scrivendo un saggio: il punto è che non ci sono più spazi liberi, radure, campi incolti. Abbiamo costruito dappertutto. Dove potrebbe piantare le tende un nomade di buona volontà? Anche chi va in giro col camper, in vacanza, mica può parcheggiare dove gli pare.
Devo questa riflessione a Zygmunt Baumann, che ha dedicato molti dei suoi libri a dare risposte a domande come questa. E’ una riflessione che può dar fastidio, e si capisce bene il perché: il problema a questo punto non sono più i nomadi, siamo noi. Abbiamo costruito dappertutto, da Milano andando verso nord, verso Como e Varese, verso il confine svizzero, spazi liberi non ce ne sono quasi più, ed in certi punti la linea dell’orizzonte è solo un ricordo letterario.
Milano, Roma, Napoli, Torino, stanno diventando sempre più simili a Calcutta, al Cairo, a Rio de Janeiro: agglomerati urbani di 40-50 Km, senza soluzione di continuità, case strade svincoli autostrade palazzi parcheggi aeroporti centri commerciali villette a schiera. Tra poco metteranno una tassa anche sui giardini, o forse sarà severamente vietato averne uno.


8 commenti:

Solimano ha detto...

Il problema esiste, ed è quello del tribalismo, un sistema arcaico per cui si è più figli del proprio padre che figli di se stessi.
Nessuna esposizione è più chiara di quella della Bibbia, con la storia di Abramo e Isacco. Nessun giustificazionismo religioso (in buona fede o in malafede) può nascondere che Isacco è proprietà di Abramo, come fosse una cosa.
Stesso discorso per Agar ed Esaù. Mi auguro che venga il giorno che i figli dei nomadi (e ancor più le figlie) divengano veramente figli di se stessi, come in tutti i tribalismi che ci sono ancora da ogni parte del mondo, mascherati in ogni modo. Il tribalismo non è cattivo, è solamente del tutto arcaico: ha avuto una funzione nel corso della preistoria e della prima civiltà umana, non ce l'ha più da millenni, ma i padri (compresi i padri spirituali di ogni tipo) il passo indietro non lo fanno da soli, le inventano tutte pur di non farlo.

grazie Giuliano e saludos
Solimano

Anonimo ha detto...

A proposito di pentole e paioli in rame, se penso che il cognome Calderoli rimanda allo stagnino – mestiere tipicamente "zingaro" – direi che la sorte se la ride...

Un saluto anche da me. :)

Solimano ha detto...

Ottima l'osservazione sul Calderoli, mi verrebbe da farne una sul Maroni, ma lascio stare, ci sono delle signore.

saludos
Solimano

Anonimo ha detto...

Solimano...
mitico!

:)))

Roby ha detto...

Da piccola ero affascinata dai nomadi tuaregh, di cui avevo letto sull'enciclopedia CONOSCERE, la vera "Bibbia" della mia infanzia. Mi sembravano così misteriosi, avventurosi, eccitanti... Tutto il contrario degli zingari! Chissà se esisteranno ancora, in qualche remota zona subsahariana? O se la civiltà li avrà ormai inghiottiti, e magari oggi viaggiano in Land Rover con cellulare e GPS?

Roby

Giuliano ha detto...

A me sarebbe piaciuto tanto spostarmi, vivere un po' qui e un po' là, piantare la tenda dove capita. So che non è tutto bello e facile, ma ho un'invidia profonda dei nomadi, da questo punto di vista; anche per questo mi danno fastidio le barriere e i confini, e i permessi da chiedere per entrare e per uscire.

Giuliano ha detto...

Intanto, ho appreso che tra poche settimane mi porteranno via metà del giardino qua sotto, e la siepe che esiste da cinquant'anni e che fu piantata da mio padre e dagli altri "fondatori". Il tutto, per poter costruire sui bordi di una scarpata che dà su un parco locale appena istituito.
(dove si fa la domanda per diventare zingaro?)

mazapegul ha detto...

Roby, non so sui Tuaregh, ma ho letto qualcosa sui beduini del Sinai, che sono diventati in parte una sorta di "mala", anche piuttosto violenta.
Cerco di convincermi che Solimano ha torto, ma non riesco a convincermi del tutto.