sabato 1 novembre 2008

Folgorazioni.

Amfortas


Questa era notevole!
Inserito originariamente da amfortasloge
Quest'immagine che ho scattato un paio di giorni fa, rappresenta abbastanza bene il mio stato d'animo quando ho letto queste due brevi frasi:

"Che ne pensi? È infelice o sa di doverlo sembrare?"
"Sa di doverlo sembrare per farsi perdonare il proprio fallimento."

La rosa di Alessandria.
Manuel Vásquez Montalbán

11 commenti:

Roby ha detto...

Ci ho messo un po' per calarmi nella foto e nelle parole. Ma poi è stato splendido. Il "fallimento" è una figura che mi si addice, per tanti motivi. E poi, chi non ha mai fallito, almeno una volta, in vita sua?

Baciotti a ondate

Roby

Barbara Cerquetti ha detto...

Non sono una grande fan di Marquez, e anche in questa citazione non lo condivido.
Il fallimento non è, credo, una cosa di cui rendere conto agli altri. Ognuno di noi ha le sue sconfitte che porta con se e con cui deve convivere, figuriamoci se ci si può rendere arbitri di quelle degli altri!

Giuliano ha detto...

E' molto bella anche l'aria di Idomeneo che hai messo sul tuo blog:
Fuor del mar ho un mare in seno,
che del primo è più funesto...
(ma con la musica di Mozart viene meglio).
Il fallimento, o il sentirsi falliti, è proprio un mare agitato.

Anonimo ha detto...

Barbara, io invece ho trovato la frase magnifica perché mi ci sono ritrovato in pieno.
Tieni conto che per me la malattia (psicologica) è l'unico ammortizzatore sociale possibile.
Discorso lungo, complicato, contraddittorio che ho già affrontato in altre sedi milioni di volte.
Forse la frase è più fruibile nel contesto del particolare momento del romanzo, non so.
Il tuo lapsus su Marquez è carino :-)
Ora, non ti piace Marquez e hai letto la frase prevenuta, non ti piace Montalban e la frase non ti piace ugualmente?
Ciao!

Solimano ha detto...

Il fallimento fa parte della vita, per eventi, per caso, per colpa. Una esperienza che prima o poi tocca tutti. Sta a vedere come ci si fa i conti, col proprio personale fallimento.
C'è l'atteggiamento furbo di chi lo indossa come scusa, verso sé e verso altri.
Ma c'é l'epiteto meraviglioso che ha trovato Timpanaro (credo) per Giacomo Leopardi: ferita-feritoia. La ferita continua a sanguinare, ma non di sangue marcio, e attraverso la feritoia possiamo vedere al di fuori di noi.
Sulla malattia psicologica, sto pubblicando in Stanze all'aria i diciassette post de La Grande Bua, un bel match che è durato un anno e mezzo. A qualcosa mi è servito, speriamo non torni più, 'sto cacchio di Bua.
Quindi, Amfortas, colpito e affondato, come da ragazzi con le battaglie navali sui banchi scolastici. E ho pensato anche a "Lo zen e l'arte del tiro con l'arco", libretto capitale.

saludos y besos (i besos solo alle signore...)
Solimano

Ermione ha detto...

Mai titolo fu più azzeccato...mi ha folgorato, questo post. Ed i vari commenti prima del mio, e massime quello di Solimano, mi hanno arricchito (davvero). Addirittura il Timpanaro, il miglior commentatore del Leopardi, e Leopardi stesso.
Saluti e baci a tutti (i baci solo per i signori).

Barbara Cerquetti ha detto...

Caro amfortas,
il mio non è un lapsus ma vera altereosclerosi galoppante, spero per me imputabile ad un breve periodo di stress.
Non ho mai letto Montalban (però confermo che Marquez non mi piace), ma idealmente lo rispetto perchè so che è uno degli ispiratori di Camilleri, quindi non dovrebbe essere male.
Riguardo alla frase: non ho capito mica tanto bene la faccenda dell'ammortizzatore sociale, ho paura che sia al di sopra delle mie possibilità concettuali, ma non mi piaceva il concetto di dover rendere conto anche agli altri (oltre che a se stessi) del proprio fallimento.
Vabbè, mi sono un po' incartata, spro che il concetto sia passato :-)

Solimano ha detto...

Barbara, siamo almeno in due, riguardo Marquez. Le prime cinquanta pagine de Cent'anni di solitudine mi entusiasmarono, poi... pagina per pagina mi accorsi che era un continuo gioco di iterazioni, la stessa storia raccontata in tanti modi diversi. E a pagina 100 smisi di leggerlo, io ho imparato che è inutile insistere: se non ti piace non ti piace, punto. Però dovevo nascondermi nei vicoli perché tutti Marquez di qua Macondo di là.
Riguardo il dissenso sui fallimenti, sarà perché non sei esperta in fallimenti, beata te!
possono capitare e non capitare, il problema è come reggerli, specie i fallimenti amorosi ahi ahi ahi ahi... debbo continuare? Il metodo del Sassaroli: soffrire atrocemente per tre quarti d'ora poi basta, è in assoluto il migliore, e le donne, che gli uomini li conoscono, privilegiano il Sassaroli. In questi casi (e in pochissimi altri) il parere delle donne è autorevolissimo.

saludos y besos
Solimano

Barbara Cerquetti ha detto...

Caro Solimano,
come ti capisco riguardo a Marquez!
E figurati che io vendo libri, quindi questo è un segreto che devo tenere nascosto nel fondo del mio cuoricino e che posso dividere solo con voi amici di blog.
Di fallimenti io ne ho inanellati tanti, e poi sono dell'idea che essere donna oggi ci faccia sentire in continuazione inadeguate e un po' fallite.
C'è sempre un modello migliore che si poteva eguagliare e a cui non siamo arrivate. E' quasi una condizione esistenziale.
C'è sempre qualcuna più organizzaata di te, più magra di te, più femme fatale di te, migliore madre, che ha un lavoro più importante, che ha sfruttato meglio la sua laurea, che tiene meglio la sua casa ecc. E sai chi sono i giudici più impietosi? Le donne stesse!
Allora, secondo me, bisogna avere la forza di guardare con severità e chiarezza in se stessi per capire quali sono le vere lacune, quali sono le vere mete che avevamo dentro e che non abbiamo perseguito e quali invece sono cavolate che gli altri ci accollano per sentirsi migliori. Una volta che abbiamo fatto i nostri bilanci dovremmo anche imparare a perdonarci e a volerci un po' più bene.

Anonimo ha detto...

Am avevo scritto una cosa lungherrima che non sto a riscrivere perchè non era nulla di folgorante. Non so dove sia finita. Pazienza. Però una cosa voglio dirti: piacere di vederti qui:)

Giuliano ha detto...

Cara Silvia, "lungherrima" è l'Orco Rubio: e non dirmi di no che ci resto male! (se mi dici di sì fondiamo un club seduta stante)

(scusa Amfortas!)