lunedì 10 novembre 2008

Clandestino

Giuliano

Rendere alla parole il loro vero significato: ecco un’impresa che andrebbe fatta, o almeno tentata. Non c’è niente di più Politico (in senso alto) che interrogarsi su quello che diciamo e che facciamo, e capirne il vero significato. Per le parole non serve molto, il più delle volte basta un buon dizionario, di quelli che si usano alle medie inferiori.
Comincio con questa parola: CLANDESTINO.
Si sta facendo passare l’equazione clandestino = criminale, ma così non è. Il più delle volte, la condizione di clandestino nasce dall’ignoranza. E’ stato fatto notare che ai clandestini non conviene pagare 5000 euro per un passaggio in barca, col rischio di annegare o morire di stenti: un biglietto d’aereo costa molto meno, e se i clandestini lo sapessero non ricorrerebbero ai passatori.
Il che ci porta al secondo punto: essere clandestini dipende anche dalla possibilità di avere i permessi. Molte nazioni vietano ai propri cittadini di espatriare; molte nazioni vietano agli stranieri di entrare. In ambedue i casi, se uno si vuole muovere o se è costretto a farlo, deve ricorrere alla clandestinità anche se non ha nessuna intenzione di delinquere. Si può essere clandestini anche per caso o per sbadataggine: chi ama la montagna sa che, sulle Alpi, è facile espatriare senza rendersene conto; e la stessa cosa può capitare in mare. Oggi siamo in tempo di pace e ci si chiarisce in fretta, ma in altri tempi poteva essere un problema.
I delinquenti, quelli non sono quasi mai clandestini. La delinquenza organizzata sa dove e come procurarsi i permessi; i delinquenti arrivano quasi sempre in prima classe, sugli aerei e sugli eurostar, e lo dimostra alla perfezione la tragedia delle Torri a New York (tutti i dirottatori e i piloti suicidi avevano studiato negli USA, quasi tutti erano ricchi e di buona famiglia).
I dibattiti in tv hanno spesso un aspetto surreale, si parla molto ma non si ascolta mai. Da una parte, forze governative che ribadiscono l’equiparazione tra clandestino e criminale, dall’altra giovani uomini e donne che portano la loro testimonianza: “siamo arrivati come clandestini, oggi siamo perfettamente integrati”. Il più delle volte, gli ex clandestini esercitano professioni rispettate ed invidiabili.
Conclusione: il governo dovrebbe invece dire “perseguiamo fermamente la delinquenza e la criminalità”: ma così sembra troppo banale, va a finire che il prodotto non si vende e la gente pensa che chi sta al governo è debole e anche un po’ fregnone. Meglio colorire il tutto, magari dando alla lotta alla criminalità un bel tocco di razzismo, il che non guasta. (E se venite derubati da un italiano, gioite e state sereni, che di sicuro non era un clandestino).


9 commenti:

Fulmini ha detto...

Sì, sì. Te lo dice uno che sta passando la sua vita valicando allegramente tutti i confini in barba a tutti i divieti. Allegria di naufraghi, la chiamava Giuseppe Ungaretti, clandestino pure lui.

Anonimo ha detto...

E' triste, ma molto vero quello che dici. La signora peruviana che si prende cura di mia mamma, mi ha raccontato il suo viaggio. E' una persona paurosa e per nulla intraprendente, ma ha dovuto passare per quella strada per uscire da una situazione economica che non aveva soluzioni. Lo ha fatto per poter comprare le medicine a sua mamma, per mantenere i nipotini... Ora è qui, non è più clandestina, ma quello che ha passato non lo diemtnica. Ciao, Giulia

Giuliano ha detto...

Vendere una cosa per un'altra è davvero fastidioso, ed è quello che si fa tutti i giorni in tv. Che lo faccia la pubblicità, passi: ma che lo facciano i politici, e che la gente si beva tutto...
Che l'essere clandestini sia illegale lo sappiamo tutti, ma quando si vedono quei disgraziati che arrivano a Pantelleria c'è solo da aver compassione. L'altro ieri c'era in tv uno di questi signori che diceva che dall'Albania non arriva più nessuno perché là sono molto severi e perché il Governo ha fatto un accordo: auguri, che dunque il Governo si dia da fare, visto che per risolvere i problemi basta mettersi d'accordo.
Una volta queste cose qui le dicevano Gino Bramieri e Walter Chiari, adesso le dicono i
(qualcuno si ricorda ancora del generale Speciale? è in Parlamento e si gode la vita, alla faccia nostra)

Anonimo ha detto...

Come dici tu, una volta le dicevano grandi comici e soprattutto si rideva, perché si sapeva riconoscere le battute, quelle vere, non alla Berlusconi!

Ermione ha detto...

Giuliano, dici una cosa vera verissima, ma che sembra un'aberrazione. Quando la TV trasmette scene di clandestini sui barconi, spossati e distrutti, ho un naturale moto di compassione. Naturale lo dico io, perché molte persone hanno invece un (naturale?) moto di fastidio e di odio verso questi ""invasori. Persone che muoiono affogate o soffocate nei camion container vengono considerate, appunto, irregolari che hanno trovato una giusta punizione quasi cercata...che orrore. Grazie del tuo post.

Roby ha detto...

Post da mettere in bacheca. Non una virgola in più, nè una in meno. Sottoscrivo tutto.

Roby

Solimano ha detto...

A me è venuto in mente il Compagno segreto di Conrad, e il rapporto che si stabilisce fra il narratore e il compagno segreto, che poi è un clandestino.

grazie Giuliano e saludos
Solimano

Anonimo ha detto...

Non nego che anch'io, qualche volta, mi scopro razzista, né più né meno.
Ho una bella medicina in casa, però: la foto dei miei 30 parenti che andarono a lavorare in Francia, tra il 1918 e il 1922.

Giuliano ha detto...

Temere gli estranei è una reazione naturale, l'importante è saperlo.
Tutti noi diciamo ai bambini di stare attenti a chi non si conosce; tutti noi abbiamo avuto in casa cani o gatti e sappiamo come si comportano con chi non conoscono. Sentire qualcuno che parla in una lingua che non conosciamo non è una cosa che rassicura, diffidare è naturale; ma poi viene la cultura, la Civiltà sta soprattutto in queste cose. Anche i cani si annusano, poi decidono se continuare a essere diffidenti oppure no: per noi umani non dovrebbe essere poi una cosa così difficile.