mercoledì 5 novembre 2008

A change is gonna come?

Mauro

Prologo: “Il Barilotto” è il ristorante presso il quale il mio datore di lavoro ha un convenzione per il pranzo e che, di fatto, funge da mensa aziendale. Si mangia bene, “Al Barilotto”, dove possiamo scegliere tra un discreto assortimento di primi piatti e pizze. Solo che, a volte, abbondano coi condimenti.

Ore 6:40, di solito la sveglia la sento subito, e subito la spengo. Questa mattina no, faccio fatica, lascio che sia Eleonora ad allungare il braccio, scavalcandomi. Per una volta, è lei a svegliare me.
Ho gli occhi cisposi e le tempie mi pulsano sinistramente. Devo aver dormito male, le dico, anzi no, non proprio, devo aver fatto uno strano sogno… si, si, proprio strano, ora ricordo, pensa te, ascolta: ero andato ad un concerto, di Bill Frisell, sai quel chitarrista con gli occhiali… si, suonava in un cinema di Chiasso… e non ero solo, no, ero in compagnia di, senti questa, un giornalista olandese che traduce i libri di Piero Chiara e parla in italiano con accento napoletano… va beh, fatto sta che piove che Dio la manda e noi siamo senza ombrello, arriviamo appena in tempo, siamo fradici, ci sediamo e… proiettano dei film… di Buster Keaton, mentre il trio di Frisell suona dal vivo la colonna sonora… e i film sono assurdi e bellissimi…ma naturalmente non esiteranno nella realtà, perché io di Keaton non ho mai visto nulla… e a un certo punto Edwin (l’olandese, si chiama così…) si gira e mi fa: “Incantevole, non trovi?” e io faccio di si con la testa e rido e penso che nessun maschio italiano userebbe mai la parola “incantevole”… la musica smette, il pubblico è entusiasta, i musicisti rientrano e quella che parte è la versione più bella ed emozionante di “A change is gonna come” che io abbia mai sentito nella mia vita. Torniamo all’auto e piove più forte di prima e siamo ancora più inzuppati e poi, per strada, raffiche di vento, foglie, rami spezzati, e l’autoradio dice che, proprio in quel momento gli Stati Uniti d’America stanno per eleggere un presidente di colore, dal nome africano… assurdo, no?... A change is gonna come…ma tu pensa, la mente, che percorsi tortuosi…forse è meglio evitare i maltagliati alle melanzane, le prossima volta, vero? Mi si piazzano qui…dai, è ora di alzarsi… ma sai che oggi sono di buon umore?...

Billl Frisell è uno dei miei musicisti preferiti, chitarrista straordinario, un virtuoso nel senso buono, gaddiano, del termine, un compositore eclettico e, per tutti questi motivi, uno dei miei personalissimi idoli. Questo post è un faceto omaggio e un ringraziamento per le emozioni che ha regalato a chi, ieri sera ha sfidato una notte di tregenda per assistere al suo concerto.

Una notte straordinaria.

In tutto.



A Change is Gonna Come è una canzone di Sam Cooke, e nasce nel 63 da una serie di circostanze che investirono la vita di Cooke in quell'anno, tra cui la morte del figlio Vincent e l’arresto subìto, in Louisiana, per il solo fatto di aver chiesto una stanza in un motel “per soli bianchi”, che determinarono l’urgenza di Cooke di esprimere un concetto molto chiaro: non sappiamo cosa ci sia dopo la morte e, proprio per questo, ad ogni essere umano deve essere garantita giustizia, una vita degna su questa terra. Dylan chiedeva: "how many years can some people exist, before they're allowed to be free?". Cooke rispose: “Soon”. “A change is gonna come”.La canzone fu registrata il 21 dicembre 1963, ma la RCA, disturbata dal suo esplicito messaggio politico, la mise da parte. L’11 dicembre 1964, Sam Cooke fu ucciso in un motel di Los Angeles, in circostanze mai del tutto chiarite. Solo a questo punto la RCA si decise a pubblicare “A change is gonna come”, che divenne subito l’inno del Movimento per i Diritti Civili.


6 commenti:

Mauro ha detto...

Metto le mani avanti e mi scuso con Solimano per non la lunghezza del post. Prometto che, dal prossimo, mi impegnerò a rispettare il suo appello ad una maggiore brevità

Mauro ha detto...

Ops! Nel commento sopra mi è scappato un "non" di troppo...

Giuliano ha detto...

Non so niente di Sam Cooke ma, vedi che rime che ti combina la vita, ne ho parlato la settimana scorsa a proposito di "Witness", dove c'è una sua canzone, quella con cui ballano Harrison Ford e Kelly McGillis nel fienile.

Quando io ero piccolo si parlava sempre di Kennedy e di Papa Giovanni, e in effetti gli anni '60 sono stati un periodo molto aperto, di grande crescita economica e molto ottimista. Vediamo, speriamo, una decina di anni così non sarebbe male.

Solimano ha detto...

Mauro, due dissensi preliminari.
1. La parola incantevole io la uso, pur essendo italiano e perdippiù maschio, quindi sono una eccezione alla tua regola, ma credo che ce ne siano altre. Il vero problema è che non va applicata ad automezzi, cravatte, cibi, ma anche qui ci sono le eccezioni alla regola, così vengo al secondo punto.
2. Le melanzane alla parmigiana sono incantevoli, poche storie. Bestie selvagge, vanno inseguite, snidate, catturate, mangiate, un boccone goloso uno lento. Si aggirano molte false griffe, ma basta guardare il viso della cuciniera, per capire se hai catturato la bestia giusta.

Riguardo allo scrivere troppo lungo, ebbene sì, nei post scriviamo troppo lungo, non considerando che ci possiamo sfogare nei commenti. Lo dico a me, a te, a Giuliano, anche ad altri. Basterebbe avere un'accortezza che funziona, lo so: scrivere prima la bozza e lasciarla per il momento in bacheca. Poi aggredirla con un bel "Mo' facciamo i conti!" fra i denti, e asciugarla, riducendola alla metà. Se serve, iterare e ridurre ancora alla metà della metà. Funziona, prima o poi racconterò il perché e il percome.
Però a te succede di scrivere lungo perché ne hai delle cose da dire. Meglio della brevità di tipo prolisso, che cela nella sua cortezza l'aver poco o niente da dire.

grazie Mauro e saludos
Solimano

Mauro ha detto...

Incantevole è anche sentire un olandese che si sforza di usare i congiuntivi e ci riesce meglio di molti italiani (e poi, non ha la distorsione data dall'abitudine colloquiale; per dire, ieri sera, arrivando al teatro, trafelato, di corsa, ho detto:"Edwin, mi sa che era meglio parcheggiare più vicino", e lui mi ha guardato storto...)

cercherò di asciugare e tagliuzzare già dalla prossima, parola di lupetto

Anonimo ha detto...

Ah, Bill Frisell, io l'ho visto a Berchidda, al festival di jazz, una notte magica. Quando si assiste a simili fenomeni si crede che tutto sia possibile. Perfino un presidente del consiglio italiano con un briciolo di sale in zucca, due palle al posto giusto e un QI nella media.