tag:blogger.com,1999:blog-7635096916247104697.post617136273380324989..comments2023-12-25T01:44:54.533+01:00Comments on Stanze all'aria: Ma noi col Maghreb che c'azzecchiamo?Solimanohttp://www.blogger.com/profile/17301547043674128905noreply@blogger.comBlogger6125tag:blogger.com,1999:blog-7635096916247104697.post-53762046067670060982009-04-28T14:17:00.000+02:002009-04-28T14:17:00.000+02:00@Erano momenti bellissimi Annina, che temo si sian...@Erano momenti bellissimi Annina, che temo si siano persi con la "cementificazione" delle nostre vite. Come dico sempre, ognuno dovrebbe avere il suo pezzo di terra e cielo, che non è la tomba ovviamente:) ma un luogo dove riconoscere le stagioni e vivere secondo i loro ritmi. Si è perso questo contatto importante e questo a mio avviso è molto dannoso: conserve di oggi con conservanti annessi. Baci:)<br /><br />@Solimano hai ragione. Figli di se stessi, anche se appartenere ad una società, significa comunque accettarne le regole. "buone" s'intende. Io non so quanto questo racconto sia intriso di tribalità, oppure è il perpetrare di un modulo comunicativo innoquo che mantiene saldo lo stare insieme, però mi ha fatto ricordare quando solo pochi decenni fa, e come è ancora in piccole realtà rurali e di paese, questo modulo sia ancora vivo e presente nel tessuto sociale. Con le debite precisazioni e analisi e differenze, lo ritengo vincente sotto molti punti di vista. Anche la fisicità che appartiene ad altre culture che citi giustamente e che non ci appartiene più, malgrado giriamo esibendo metri quadri di pelle nuda, attraverso usanze e patrimoni, crea complicità e condivisione. Lo so che l'argomento è vastissimo. Mi voglio soffermare solo sull'aspetto più evidente: l'incapacità, del mondo occidentale intendo, di mantenere saldi valori di aggregazione e solidarietà, condivisione e partecipazione collettiva che facciano "bene" al singolo. Questo, ormai non è più un modus vivendi ma un volontariato in soccorso delle fasce più deboli. Poi nessun elogio a stregoni, maghe, fattucchiere, segnatori, "sacerdoti" e altro. Sono cose però molto affascinanti a mio avviso che affondano le radici nella notte dei tempi.<br /><br />@Giulia io credo che l'equilibrio non matematico di cui parla Solimano è assai difficile da raggiuingere, per questo ho scritto il post. Credo che questo strumento sia un'espressione molto forte ed evidente di questo bisogno di condividere, in cui ognuno ritaglia la propria cifra comunicativa secondo i propri bisogni.<br />I giovani a livello globale ormai vivono le loro relazioni principalmente attraverso questo mezzo, ne seguivo giusto un servizio ieri notte, fatto abbastanza bene. Si abbandonano i vecchi "riti", le vecchie forme di aggregazione, i moduli espressivi, ci si divide tra teconologici e matusalemme,( nei ricoveri per anziani hanno installato i pc e attraverso le chat i nonnini si conoscono e si sposano). Ma di fondo rimangono sempre fisse e fondamentali due cose: comunicare e condividere. E noi occidentali, mi sembra che siamo un po' disorientati in tal senso.<br /><br /><br />@Sabrina, io rimango sempre affascinata di fronte a culture diverse e modalità espressive diverse. M'interessano i pecorsi di un popolo e le capacità di intergrazione e scambio proprio per la diversità. E come dici tu, c'è il bello e il brutto ovunque. Io credo che il mondo occidentale, abbia ottenuto grandi risultati sotto molti punti di vista, a discapito però a livello mondiale delle fasce più deboli, e questo si sa, ma anche di una rinuncia in nome del progresso, di ciò che erano le nostre radici. Ora si tenta un recupero affannoso, ma allo stato attuale dei comportamenti collettivi, le radici si sono perse quasi completamente, avvertendo così un vuoto, difficilmente colmabile.<br />La solitudine credo che sia una grande conquista quando la si può scegliere, altrimenti occorrono spalle molto robuste per poterla reggere.<br /><br />@Barbara concordo in pieno sul comportamento compulsivo, alla ricerca costante di qualcosa che pare non accontenti mai. Di fondo non credo che si sappia più come cercare, ma sopratutto cosa.<br />Il cercare di comprendere se stessi e la solitudine che può aiutare in questo percorso è un altro ampio argomento, l'isolamento che un individuo può subire, benchè inserito in un contesto, è un altro ancora. Sono due processi inversi, uno vissuto all'interno di noi stessi e l'altro vissuto nel contesto sociale, lavorativo, amicale. Però è giusto ciò che dici, la penso come te: percepisco molta difficoltà a gestire l'uno e l'altro, con risultati spesso disastrosi. E credo che il vivere freneticamente e senza fermare l'attimo anche di una stretta di mano, renda tutto molto complicato.<br />Figuriamoci avere a disposizione due orecchie che stanno ad ascoltare la nostra vita e le nostre ansie!<br />Non a caso le professioni del secolo sono legate alla psicologia, psichiatria e compagnia bella.<br /><br />In un altro momento della mia vita, per gioco e non per gioco, partivo coi miei "pipponi" domenicali (quasi un sermone)sul mondo, l'universo e tutto quanto. Di solito divertivo molto e spesso s'intavolavano discussioni anche interessanti.<br />Adesso non li faccio più, però ho preso di mira voi come facili "prede". Prima che decidiate di sopprimermi vi abbraccio tutti:)<br /><br />Buona giornata:)Silviahttp://sgnapisvirgola.splinder.comnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7635096916247104697.post-42816798331708911482009-04-28T10:45:00.000+02:002009-04-28T10:45:00.000+02:00Su questo argomento sono un po' combattuta.
Credo ...Su questo argomento sono un po' combattuta.<br />Credo che ci voglia un giusto mezzo. Quello che vedo io attorno a me è che la gente è terrorizzata dallo stare da sola. Un po' troppo terrorizzata. E poi, come giustamente fa notare Silvia, quando stanno con gli altri fuggono in cerca di altro ancora (vedi esempio del telefonino). C'è una specie di compulsività nelle pubbliche relazioni, che poi però rimangono tante ma superficiali. Ma isolamento e solitudine non sono la stessa cosa.<br />Io credo che la solitudine possa essere anche un'opportunità per conoscersi meglio. E ho visto anche questa incapacità si stare con se stessi trasformarsi in qualcosa di peggio. Però ci vuole un po' di coraggio, come in tutte le cose in fondo.Barbara Cerquettihttps://www.blogger.com/profile/07077537583026912441noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7635096916247104697.post-15840105456215766042009-04-28T09:55:00.000+02:002009-04-28T09:55:00.000+02:00Certi modi di essere della nostra "civiltà" ci fan...Certi modi di essere della nostra "civiltà" ci fanno invidiare quello che vediamo negli altri e che a noi manca. Sono però d'accordo con Solimano. <br />Bisognerebbe rivedere noi stessi e ritrovare quel senso della comunità che abbiamo perso per strada. La libertà individuale è diventata individualismo e di conseguenza anche solitudine. <br />Indietro non si torna, ma questo non vuol dire che non si possa cambiare andando avanti.<br /><br />AbbracciAnonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7635096916247104697.post-58347933496086985652009-04-28T08:58:00.000+02:002009-04-28T08:58:00.000+02:00Da settembre lavoro con due colleghe, una senegale...Da settembre lavoro con due colleghe, una senegalese e una dello SriLanka. Questa esperienza mi sta permettendo di vedere da nuove angolazioni, leggere i legami familiari diversamente. La cultura ha una parte davvero importante nella formazione personale, anche se ogni cultura ha suoi vantaggi e svantaggi. Da un lato mi pare che abbiamo la tendenza a rivestire di mito il passato o il diverso, dall'altro, rinunciare al nostro egoismo, alla nostra voluta solitudine ci fa paura perché rinunciamo anche a un pezzetto di libertà.<br /><br />Un abbracciosabrinamancahttp://www.ceraunavoltaunre.splinder.comnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7635096916247104697.post-31744103068843669562009-04-28T08:31:00.000+02:002009-04-28T08:31:00.000+02:00Le terme dei romani, l'acqua del Gange, quella del...Le terme dei romani, l'acqua del Gange, quella dell'Alhambra, i bagni delle donne di Durer, Rubens, Fragonard, Renoir, il bagno turco, la sauna svedese hanno in comune soprattutto una cosa: socializzazioni in cui in prima linea c'è il corpo.<br /><br />Sul Maghreb ci andrei piano, perché certi riti sociali sono più <I>vecchi</I> che <I>antichi</I>. Sono intrisi di tribalismo, e ho letto con piacere che una giovane zingara l'altro giorno a Milano si è ribellata alle regole del clan. Rischia molto.<br />Figli di se stessi, bisogna diventare, e i padri-padroni di ogni tipo (anche e soprattutto spirituale) le provano tutte: minacce, lusinghe, istigazioni alla paura, compomissioni, solidarietà pelose. Anche le madri-padrone esistono, e sono padronissime.<br />E che si fa? Bisogna, al tempo stesso essere centripeti e centrifughi, un abominio matematico, ma ogni tanto ci si riesce, come il calabrone riesce a volare. Ogni tanto, ma ci si riesce, anche qui.<br /><br />grazie <B>Silvia</B> e saludos<br />SolimanoSolimanohttps://www.blogger.com/profile/17301547043674128905noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7635096916247104697.post-81737612699511898362009-04-27T19:41:00.000+02:002009-04-27T19:41:00.000+02:00Mi hai fatto rammentare le giornate estive in cui ...Mi hai fatto rammentare le giornate estive in cui si andava dalla nonna a fare la conserva di pomodoro. Si era solo donne e ragazze, a ridere e a raccontarsi di tutto mentre si passavano quintali di pomodori e si imbottigliava la passata, che emanava un profumo intenso come non ho più avuto modo di sentire. Gli uomini arrivavano all'imbrunire quando c'era bisogno di accendere i fuochi sotto i bidoni per far bollire le bottiglie e i barattoli. <br />Che nostalgia! Grazie per avermelo fatto tornare in mente, un bacione!<br />Annaritaannaritahttps://www.blogger.com/profile/12372939132428525517noreply@blogger.com